mercoledì 3 agosto 2011

Il nemico ego

Quando si affronta una disciplina artistica, come può essere la Musica nella sua più alta accezione, o anche la sola direzione d'orchestra, per quanto è logico che non può essere disgiunta poi da un discorso musicale più ampio, il nemico più temibile e coriaceo da debellare è costituito dal nostro ego e, nel caso della direzione, in particolare da una proiezione narcisistica di sè. Il pensiero di sè stessi su un podio, al centro di un'ampia sala, da un lato con gli occhi degli orchestrali che cercano quegli stimoli per produrre, e dell'altro quelli del pubblico, creano nel proprio animo una sensazione di piacere che distrugge ogni necessità artistica. Da qui nascono quelle fantasie esteriori, come i "giochi di mani" di alcuni direttori, che diventano famosi per quelle evoluzioni sinuose delle dita nell'aria, oppure similare ma con la bacchetta fluttuante; da qui in poi tutta una serie di aspetti puramente esteriori, quali gli occhi chiusi oppure super mobili ("dirigere con gli occhi"...), o i lanci di capelli (anche il giovane Celibidache ne soffriva), o la sofferenza, il pianto o il riso disegnati sul volto, quasi come un mimo. Sì, perché finisce che poi il direttore si allontana sempre più dal proprio ruolo per diventare una sorta di mimo-ballerino-attore sotto i riflettori. Le stesse copertine dei dischi sono emblematiche, con le pose plastiche, feroci, sognanti, furiose, ecc. dei beniamini del pubblico. Il quale spesso è portato a preferire un direttore ad altri, perché più "affascinante", se non addirittura perché più bello, più giovane, più sensuale... e via dicendo, cioè tutta una serie di caratteri piuttosto lontani dal ruolo che il direttore dovrebbe avere in primo luogo. Non stiamo professando l'inerzia, la mollezza, l'inamovibilità del direttore, e nemmeno la mancanza di carisma, di personalità, di determinazione. Ma queste non vanno confuse con le altre. Se non si esclude il lato narcisistico ed egocentrico, l'accesso all'Arte sarà sempre negato. Una buona disposizione, un istinto per una certa disciplina potranno aiutare a fare carriera, ma questo non vuol dire fare Arte. La solitudine del direttore, che sta come la statua di Apollo sul podio, per quanto si diffonda in sorrisi e frasi amichevoli, non avrà mai la sensibilità necessaria a "unificare" l'orchestra, a mettere in relazione le varie sezioni, ovvero le persone che ne fanno parte, ammesso che sia realmente interessato a questo argomento. Infatti la forza del proprio ego si riverserà sul tipo di "prodotto" da "confezionare", e quindi non un prodotto realmente artistico, ma che "venda", quindi originale (facendo magari cose impreviste, tipo forti e piani dove non si erano mai sentiti, senza alcun criterio, o correndo o rallentando molto...), cercando sempre suoni molto "belli", ma privi di significato, creando, insomma, un collage di soprammobili tanto carini quanto inutili e fuori posto.