LA DISPOSIZIONE DEGLI STRUMENTI IN ORCHESTRA. Fra una sedicente
"alla tedesca" o una improbabile "alla non so che e perché", credo che
da privilegiare dovrebbe essere quella dettata da ragioni ...diciamo
così...umano/acustiche. Di cosa sto parlando? Ma sì, qual'è l'ordine da
seguire nella disposizione degli archi e poi degli altri strumenti
dell'orchestra? Negli ultimi decenni si è assistito ad una sfolgorante
pletora di disposizioni "creative", dettate da ancor più creativi
presunti criteri. Ad esempio (direttore che guarda l'orchestra) primi
violini a sinistra e a seguire...viole, violoncelli e secondi
violini...contrabbassi....a piacere. Oppure: primi, secondi celli e
viole. Oppure primi celli, viole e secondi.
Per dirla tutta "alla
come capita senza motivo". Quello addotto il più delle volte è "perché
altrimenti... non si sentono i violoncelli" (sic!) e allora bisogna
rivolgere le casse armoniche verso il pubblico.
Ma vedi un po' che
razza di ignoranza dobbiamo subire. Ma dico io: ma se non si sentono i
violoncelli che ne è allora di coloro che da sempre hanno occupato i
posti centrali nella disposizione consueta primi, secondi, viole , celli
e contrabbassi dietro ai violoncelli. Voglio dire tolti dal centro i
secondi o le viole, a maggior ragione, che ne sarà dunque di loro?
Ma
il bello è che la ragione che sta dietro alla disposizione non dovrebbe
essere quella di privilegiare ..."l'emergenza" di questo a scapito di
quello, macchè.
La ragione è un'altra. Il risultato complessivo non
viene senza il contributo dei diretti interessati. Si deve dunque
ribaltare la prospettiva e mettersi in questo ordine di idee: chi ha la
potenza maggiore di emissione? I bassi ( c.bassi e celli). Ergo il
singolo strumentista ha la responsabilità di graduare il proprio suono
per non COPRIRE quello di strumenti più deboli. Per fare questo deve
stare in una posizione che gli permetta di sintetizzare ACUSTICAMENTE
tutti gli altri così da poter graduare la propria emissione. Se i celli
stanno dopo i primi e cioè fra primi e secondi o viole che sintetizzano?
NULLA. Se stanno FRA viole e secondi che sinteizzano? NULLA: si
rivelano i classici "asini in mezzo ai suoni". La posizione tradizionale
è l'unica, invece, che consenta al singolo strumentista di cello e
contrabbasso avendo difronte a sè la sintesi di tutti gli altri, e
soltanto in virtù di questo, di poter graduare la propria
contestualizzazione.
Questo è ancora più evidente in quartetto
d'archi. Metti in mezzo il cello con la motivazione del "farlo sentire
di più". Ma che bravo! Così hai ucciso ogni possibile quanto peraltro
già difficilissimo equilibrio data la mancanza di partita fra la potenza
di suono di un cello e gli altri tre. Ergo soltanto nella successione
primi, secondi, viole, celli e bassi si dà la condizione basilare e cioè
quella di consentire a cellisti e c.bassisti di avere la sintesi di
tutti gli altri: condizione imprescindibile, l'unica che gli consenta di
calibrare la propria contestualizzazione.
Purtroppo l'ignoranza
crassa lascia spazio alla stupidità e al vuoto di argomentazioni
ininfluenti - "così i celli si sentono di più" - ma il triste è che
molti sono coloro che acriticamente, in virtù di una semplice
dicitura/definizione (ad esempio "disposizione alla tedesca") credono di
vederne così legittimata la dignità di esistenza. Forse è sempre valido
il monito di Celibidache così come lo dice chiaramente nella famosa
lezione della RTSI più volte citata: "SSORDI SIETE!"
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