martedì 16 luglio 2013

Criteri 5

LA DISPOSIZIONE DEGLI STRUMENTI IN ORCHESTRA. Fra una sedicente "alla tedesca" o una improbabile "alla non so che e perché", credo che da privilegiare dovrebbe essere quella dettata da ragioni ...diciamo così...umano/acustiche. Di cosa sto parlando? Ma sì, qual'è l'ordine da seguire nella disposizione degli archi e poi degli altri strumenti dell'orchestra? Negli ultimi decenni si è assistito ad una sfolgorante pletora di disposizioni "creative", dettate da ancor più creativi presunti criteri. Ad esempio (direttore che guarda l'orchestra) primi violini a sinistra e a seguire...viole, violoncelli e secondi violini...contrabbassi....a piacere. Oppure: primi, secondi celli e viole. Oppure primi celli, viole e secondi.
Per dirla tutta "alla come capita senza motivo". Quello addotto il più delle volte è "perché altrimenti... non si sentono i violoncelli" (sic!) e allora bisogna rivolgere le casse armoniche verso il pubblico.
Ma vedi un po' che razza di ignoranza dobbiamo subire. Ma dico io: ma se non si sentono i violoncelli che ne è allora di coloro che da sempre hanno occupato i posti centrali nella disposizione consueta primi, secondi, viole , celli e contrabbassi dietro ai violoncelli. Voglio dire tolti dal centro i secondi o le viole, a maggior ragione, che ne sarà dunque di loro?
Ma il bello è che la ragione che sta dietro alla disposizione non dovrebbe essere quella di privilegiare ..."l'emergenza" di questo a scapito di quello, macchè.
La ragione è un'altra. Il risultato complessivo non viene senza il contributo dei diretti interessati. Si deve dunque ribaltare la prospettiva e mettersi in questo ordine di idee: chi ha la potenza maggiore di emissione? I bassi ( c.bassi e celli). Ergo il singolo strumentista ha la responsabilità di graduare il proprio suono per non COPRIRE quello di strumenti più deboli. Per fare questo deve stare in una posizione che gli permetta di sintetizzare ACUSTICAMENTE tutti gli altri così da poter graduare la propria emissione. Se i celli stanno dopo i primi e cioè fra primi e secondi o viole che sintetizzano? NULLA. Se stanno FRA viole e secondi che sinteizzano? NULLA: si rivelano i classici "asini in mezzo ai suoni". La posizione tradizionale è l'unica, invece, che consenta al singolo strumentista di cello e contrabbasso avendo difronte a sè la sintesi di tutti gli altri, e soltanto in virtù di questo, di poter graduare la propria contestualizzazione.
Questo è ancora più evidente in quartetto d'archi. Metti in mezzo il cello con la motivazione del "farlo sentire di più". Ma che bravo! Così hai ucciso ogni possibile quanto peraltro già difficilissimo equilibrio data la mancanza di partita fra la potenza di suono di un cello e gli altri tre. Ergo soltanto nella successione primi, secondi, viole, celli e bassi si dà la condizione basilare e cioè quella di consentire a cellisti e c.bassisti di avere la sintesi di tutti gli altri: condizione imprescindibile, l'unica che gli consenta di calibrare la propria contestualizzazione.
Purtroppo l'ignoranza crassa lascia spazio alla stupidità e al vuoto di argomentazioni ininfluenti - "così i celli si sentono di più" - ma il triste è che molti sono coloro che acriticamente, in virtù di una semplice dicitura/definizione (ad esempio "disposizione alla tedesca") credono di vederne così legittimata la dignità di esistenza. Forse è sempre valido il monito di Celibidache così come lo dice chiaramente nella famosa lezione della RTSI più volte citata: "SSORDI SIETE!"

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