GLI INGANNI DEL LINGUAGGIO – La definizione di MUSICA nel dialogare con
Celibidache è sempre stata un tabù. Ogni volta che in una frase qualcuno
degli allievi arrivava alla parola “musica” si apriva ...un
contenzioso. Immediata era la reazione di Celi : “Ah...ah...da qui non
so più. Cos'è la musica? Essendo un divenire , fissarla in una
definizione...”la musica è questo” significherebbe limitarne il portato
di libertà che essa contiene. Nel definirla pretenderemmo di
circoscriverla , contenerla in una definizione”.
Alla fine della sua
vita, però, Celi, un aiutino ce l'ha voluto dare. Alla fine del film
“Le Jardin de Celibidache” dice ad un allievo ...”musique c'est toi” [la
musica sei tu]. Come sempre accade le parole di Celibidache vanno
rimeditate, bisogna farne oggetto di riflessione sondandone tutte le
implicazioni. Che cosa ci ha voluto allora suggerire, quale stimolo di
pensiero ne possiamo trarre? Io ho connesso la frase all'altro principio
che Celi ci ha ripetuto allo sfinimento :”il suono non è musica, ma può
diventare musica”. Per molti sembrerebbe una frase ad effetto, altri la
criticano, ritenendola una banalità. Io le ho connesse e quel che ne
viene fuori è che...”la musica è la umanizzazione del suono”. L'essere
umano ha uno strumento di approccio alla realtà: la coscienza.
La
fenomenologia musicale che Celibidache ha praticato e concretizzato per
quasi tutta la sua vita si pone l'obiettivo di sondare, prima, e rendere
espliciti, poi, gli effetti che il suono ha sulla coscienza umana. Se
prestiamo attenzione alle straordinarie quanto “generose” riflessioni
che il Maestro ci ha lasciato il quadro si chiarisce. Ad esempio nella
lezione alla RTSI ad un certo punto dice: “ ...e in questa successione
di suoni cos'è che si “muove” , che delinea un percorso...i suoni vero? “
- e tutti i presenti annuiscono - “no, è la coscienza. SORDI SIETE”.
Cosa voglio significare dicendo “musica = umanizzazione” del suono?
Il
linguaggio ci inganna. Quando diciamo “faccio musica” è come se dessimo
per scontato che la musica è qualcosa di esterno a noi e la posizione,
la prospettiva nella quale ci porremmo sarebbe: da un lato c'è la
musica, dall'altro c'è l'essere umano che la studia, se ne appropria,
la...fa. Invece Celi, nel dire “LA MUSICA SEI TU”, stravolge questa
prospettiva. Quello che noi descriviamo come “far musica” andrebbe più
correttamente definito come:”riconosco, sperimento, prendo coscienza
attraverso il materiale suono delle modalità di funzionamento della
coscienza che grazie alla interazione con il suono, dagli effetti che
questo genera su di me, ho l'opportunità di “vivere”, di rendermene
cosciente.
In questo senso, con queste implicazioni di pensiero ho
proposto questo gruppo. Questo CRITERI 6 vuole essere un contributo a
che si chiarisca meglio e si approfondisca la differenza fra la parola
“SUONARE” e la parola “MUSICARE”. Chi ...”suona” riduce l'essere umano
ad una apparizione materiale, effimera, caduca. Viceversa chi “musica”
si propone come un essere umano che accetta di riconoscere in se stesso
l'esistenza anche di una parte spirituale, universale, immortale che con
un atto di amore, di incontro con l'altro , rende disponibile a che sia
riconosciuta e condivisa.
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