martedì 16 luglio 2013

Criteri 7

IL MAESTRO. Argomento delicatissimo. Qui siamo tutti coinvolti, sia i professionisti che gli amatori. Una premessa è necessaria: per comodità di esposizione distinguerò fra due figure cambiando la lettera iniziale: Maiuscola ( Maestro ) per indicare la figura degna di questa qualifica, minuscola (maestro) per indicare tutti gli altri. Diciamo subito che la scelta del Maestro è il frutto di un percorso. Le figure coinvolte sono...due: l'allievo e il Maestro. Si potrebbe pensare che anche la fortuna giochi un suo ruolo in questa interazione umana, ma...andiamo con ordine. ALLIEVO. L'allievo è un essere umano che non ha ancora preso piena coscienza di sé e delle proprie capacità, sia di quelle evidenti che, cosa ancor più delicata, di quelle sopite, possedute ma non esplicitate.

Cosa fa allora questo essere umano? Si mette a cercare : cerca stimoli che lo aiutino a comprendere meglio se stesso, cerca informazioni, ha bisogno di a(f)fidarsi ( fidarsi di...) a qualcuno che lo aiuti a comprendere, a prendere coscienza; in definitiva però è alla ricerca di qualcuno che gli dia..permessi. Il permesso di credere in se stesso, di credere nelle proprie capacità, di verificare che ciò che lui pensa di sé è corretto, che esprimersi è una cosa "sana", che sentirne l'urgenza e assecondarne l'esigenza non è un atto eccessivo, ma al contrario UN DIRITTO INDIVIDUALE ASSOLUTO, quello che pone l'uomo sulla via della libertà e della verità che sono i bisogni più importanti che caratterizzano l'essere umano, le sue pulsioni spirituali ontologiche, le ragioni stesse del suo esistere. Questa prima fase, per un allievo, è un calvario. Decidere chi eleggere a proprio Maestro è molto difficile. Nell'allievo il bisogno di operare un transfert ( mutuo il termine dalla interazione paziente/terapeuta in psicanalisi) è prepotente, talmente prepotente che spesso si sceglie un maestro più per rispondere a questo bisogno di transfert che in virtù di una ponderata serie di considerazioni oggettive sulle sue reali capacità umane e competenze specifiche. Che in gioco vi sia un transfert è inevitabile, direi quasi imprescindibile; come potrei infatti accettare le indicazioni, gli stimoli, le osservazioni, le critiche, spesso anche durissime che mi venissero da una persona di cui non mi fido ciecamente? "Il mio...Maestro" è la frase che sintetizza tutto questo, conosciuto o sconosciuto che sia, per ciascuno ad un certo punto arriva la decisione di eleggere a proprio personale Maestro quello lì, quella persona identificabile, riconoscibile, incarnata. Perché ...calvario? Ma diciamola tutta: ma....di quali criteri potrò mai disporre all'inizio della mia ricerca, io allievo, per fare una scelta ponderata? Ancora una volta ecco ripresentarsi il problema di fine e inizio strettamente connessi. La situazione ideale sarebbe quella, prima di operare il processo di transfert, di valutare una rosa di potenziali maestri per poi sceglierne uno come Maestro. ( ...mentre scrivo ripenso a quello straordinario passaggio del film di Massimo Troisi "Ricomincio da tre" che mette in bocca a Lello Arena la particolareggiata spiegazione della differenza fra "'o mirachele " intendendo con questo i miracoli correnti, l'ordinaria erogazioni di piccoli benefici quotidiani, quelli che in fondo un santarello qualunque non nega al proprio devoto, e " 'O MIRACHELE" intendendo con questo l'evento straordinario che si pone al di sopra di qualunque possibile fraintendimento). Anche qui abbiamo il maestro , l'onesto e capace ( o, a volte...) compitatore, il ragioniere della musica che cerca di trasferire come può un corpus di indicazioni che lui stesso non si è mai permesso di rivivere criticamente, così le ha ricevute dal suo maestro e tali e quali le ripropone al proprio allievo. Ci sono alcune frasi/test per stanare questi maestri, che se fossero conosciute per tempo, eviterebbero a molti allievi di penare per arrivare ad identificare il proprio Maestro. Una frase antididattica per eccellenza è ad esempio :"CERTE COSE O CE LE HAI O NON CE LE HAI". In questa ci sono termini assai vaghi, ma si sa, più si sta nel vago e meno si assumono responsabilità, anzi, in questo caso si creano nel malcapitato allievo straordinari dubbi e qualche senso di colpa che non guasta mai. Ci sarebbe infatti da chiarire intanto quali sarebbero queste..."certe cose" e conseguentemente chi sarebbe la figura qualificata accreditato a certificarne il possesso. L'altra frase interessante è "CI SONO COSE CHE NON SI POSSONO SPIEGARE". Questa è risolutiva per determinare la scelta del Maestro: chi la dice si mette a nudo. Il momento, il periodo del rapporto nel quale viene detta fa la differenza. Se è dopo poco tempo che il rapporto è iniziato, e allora andiamo malissimo. Qualora dessimo per accettato che realmente ci siano "cose che non si possono spiegare", questa frase andrebbe detta alla fine di un tragitto nel quale però si siano prima spiegate TUTTE le spiegabili. Se viene detta quasi all'inizio in realtà cosa sottintende: ci sono cose che "IO" ( colui che la dice) non so spiegare, e allora lì capisci che quello non è nemmeno un maestro ( sempre con la "m" minuscola) ed è arrivato il momento di rivolgersi altrove. Per ora mi fermo qui per lasciar sedimentare, in chi avrà la bonarietà di leggere queste mie righe, le considerazioni qui esposte.

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