Criteri 8
IL MAESTRO 2
Nel primo post sul Maestro ho parlato della figura dell'allievo e delle
sue peripezie alla ricerca del Maestro. In questo secondo post
l'attenzione sarà tutta dedicata al Maestro: quale sia la sua funzione e
quando si esaurisce. Ho accennato al fatto che il Maestro serve a dare
dei permessi. In virtù di cosa li può dare: ha i “vissuti” accreditanti
che glielo consentono. E' passato prima dell'allievo attraverso le
situazioni e ne ha viste tutte le possibili sfaccettature, è in grado
quindi di valutare momento per momento la adeguatezza di qualunque
scelta, la cosa giusta al momento giusto. Che sia la scelta giusta il
Maestro lo può determinare per il fatto che rispetto all'allievo è
capace di vedere contemporaneamente la messa in gioco di tutti i
criteri, di tutti gli elementi. L'allievo è inevitabile che essendo in
un percorso di apprendimento abbia due difficoltà con le quali
confrontarsi: non ha ancora sotto mano tutti gli elementi ( li sta
ancora incamerando e sperimentando) e non è ancora capace di
considerarli tutti contemporaneamente per elaborare una sintesi che sia
ogni-elemento-comprensiva. Sarà portato ad avere una visione parziale
credendo che il criterio che sta studiando in quel periodo sia la chiave
risolutiva, il parametro efficace per una corretta appropriazione. Il
Maestro , sempre quello con la M maiuscola, conoscendo invece tutti i
criteri opera LA SINTESI, quella definitiva, quella che non ammette
alternative, insomma si approssima alla verità, la verità che è per sua
definizione UNA e non molteplice. L'Europa affonda le sue radici nella
cultura greca. Il dettato fondamentale di quella cultura è stata la
famosa esortazione - Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón iscritto sul tempio
dell'Oracolo di Delfi , “nosce te ipsum”, conosci te stesso. Che
c'entra? C'entra c'entra. Serve a fare la differenza fra sprovveduti o
improvvisati sedicenti maestri e il Maestro. Perché? Ne vado ad
esplicitare le implicazioni. Da un lato abbiamo maestri che pensano
all'allievo come un vaso vuoto da riempire e come in un collegamento fra
vasi comunicanti pensano di essere loro il vaso pieno che dovrà
riversare il proprio contenuto nel vaso vuoto. Ci sono altri invece, e
qui siamo in presenza dei veri Maestri, che ritengono che la differenza
fra allievo e Maestro non sia in termini pieno/vuoto, ma pieno...pieno
la differenza fra i quali è soltanto...potenziale. In sostanza il
Maestro considera l'allievo già pieno ma ancora incosciente di esserlo e
allora sa di dover agire maieuticamente per fare in modo che l'allievo
faccia venir fuori ciò che già possiede e non affaticarsi a riempire di
...sè stesso, ciò che considera un vaso vuoto. E qui arriviamo alla
figura somma di Maestro, quello capace di dare il permesso definitivo:
il permesso di prendere coscienza del fatto che “Maestro” lo è ciascuno
di se stesso. Quando arriva a questo il Maestro ha esaurito il suo
compito ed inevitabilmente deve scomparire. Assolta questa funzione di
temporaneo compagno di cammino, deve togliersi di mezzo e lasciare che
il neocosciente Maestro cammini con le proprie gambe. Nel 1972 è
comparso il libro di Sheldon B. Kopp “Se incontri il Buddha per la
strada uccidilo” - Il pellegrinaggio del paziente nella psicoterapia. Ne
consiglio vivamente la lettura a coloro che fossero interessati ad
approfondire il rapporto Maestro/ allievo secondo quanto ho scritto in
questo post.
C'è un errata corrige: 13° riga dalla fine ovviamente il testo corretto è:"all'allievo come un vaso vuoto..." e non "pieno" come erroneamente scritto
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