mercoledì 17 luglio 2013

Criteri 8

IL MAESTRO 2

Nel primo post sul Maestro ho parlato della figura dell'allievo e delle sue peripezie alla ricerca del Maestro. In questo secondo post l'attenzione sarà tutta dedicata al Maestro: quale sia la sua funzione e quando si esaurisce. Ho accennato al fatto che il Maestro serve a dare dei permessi. In virtù di cosa li può dare: ha i “vissuti” accreditanti che glielo consentono. E' passato prima dell'allievo attraverso le situazioni e ne ha viste tutte le possibili sfaccettature, è in grado quindi di valutare momento per momento la adeguatezza di qualunque scelta, la cosa giusta al momento giusto. Che sia la scelta giusta il Maestro lo può determinare per il fatto che rispetto all'allievo è capace di vedere contemporaneamente la messa in gioco di tutti i criteri, di tutti gli elementi. L'allievo è inevitabile che essendo in un percorso di apprendimento abbia due difficoltà con le quali confrontarsi: non ha ancora sotto mano tutti gli elementi ( li sta ancora incamerando e sperimentando) e non è ancora capace di considerarli tutti contemporaneamente per elaborare una sintesi che sia ogni-elemento-comprensiva. Sarà portato ad avere una visione parziale credendo che il criterio che sta studiando in quel periodo sia la chiave risolutiva, il parametro efficace per una corretta appropriazione. Il Maestro , sempre quello con la M maiuscola, conoscendo invece tutti i criteri opera LA SINTESI, quella definitiva, quella che non ammette alternative, insomma si approssima alla verità, la verità che è per sua definizione UNA e non molteplice. L'Europa affonda le sue radici nella cultura greca. Il dettato fondamentale di quella cultura è stata la famosa esortazione - Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi , “nosce te ipsum”, conosci te stesso. Che c'entra? C'entra c'entra. Serve a fare la differenza fra sprovveduti o improvvisati sedicenti maestri e il Maestro. Perché? Ne vado ad esplicitare le implicazioni. Da un lato abbiamo maestri che pensano all'allievo come un vaso vuoto da riempire e come in un collegamento fra vasi comunicanti pensano di essere loro il vaso pieno che dovrà riversare il proprio contenuto nel vaso vuoto. Ci sono altri invece, e qui siamo in presenza dei veri Maestri, che ritengono che la differenza fra allievo e Maestro non sia in termini pieno/vuoto, ma pieno...pieno la differenza fra i quali è soltanto...potenziale. In sostanza il Maestro considera l'allievo già pieno ma ancora incosciente di esserlo e allora sa di dover agire maieuticamente per fare in modo che l'allievo faccia venir fuori ciò che già possiede e non affaticarsi a riempire di ...sè stesso, ciò che considera un vaso vuoto. E qui arriviamo alla figura somma di Maestro, quello capace di dare il permesso definitivo: il permesso di prendere coscienza del fatto che “Maestro” lo è ciascuno di se stesso. Quando arriva a questo il Maestro ha esaurito il suo compito ed inevitabilmente deve scomparire. Assolta questa funzione di temporaneo compagno di cammino, deve togliersi di mezzo e lasciare che il neocosciente Maestro cammini con le proprie gambe. Nel 1972 è comparso il libro di Sheldon B. Kopp “Se incontri il Buddha per la strada uccidilo” - Il pellegrinaggio del paziente nella psicoterapia. Ne consiglio vivamente la lettura a coloro che fossero interessati ad approfondire il rapporto Maestro/ allievo secondo quanto ho scritto in questo post.

1 commento:

  1. C'è un errata corrige: 13° riga dalla fine ovviamente il testo corretto è:"all'allievo come un vaso vuoto..." e non "pieno" come erroneamente scritto

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