mercoledì 9 settembre 2020

MUSICA - COME FARE 1

 1 – MUSICA ... COME FARE – Nuova miniserie. Dalla fase delle domande di MUSICA CHE FARE, adesso provo a lanciare una serie di... stimoli di pensiero con l'auspicio che possano servire, almeno, ad evitare, quando si vuole affrontare questo argomento, di cadere in luoghi comuni, banalità, frasi fatte e postulati a cui purtroppo non corrispondono mai CRITERI di riferimento.

CRITERI - Voglio iniziare proprio da questa parola che provoca in moltissimi lettori tanta ripulsa e reazioni anche violente nei miei confronti. Per far capire meglio quale “turbamento” crei in me questa parola è necessario che io racconti il vissuto che ne ha determinato il percorso così sconvolgente nella mia esperienza musicale.
Monaco di Baviera, anno 1981, mese di giugno. Primi giorni del corso di direzione d'orchestra con Sergiu Celibidache. Al mattino dalle 10:00 alle 13:00 si avvicendavano a dirigere i 12 allievi “effettivi”. Nel pomeriggio dalle 15:00 alle 17:00 ... brain storming fra fenomenologia e tecnica direttoriale. Sarebbe stato così per 4 settimane.
Quell'anno eravamo in 7 italiani, numero nutrito dopo anni di quasi totale assenza. Celi era molto contento di questo perché amando moltissimo l'italiano non gli pareva vero di potersi finalmente sfogare con noi, mettici pure che s'è ritrovato fra capo e collo un “domandista” professionale come me, insomma... na goduria. [ Il corso era ufficialmente in tedesco con qualche piccolo intervento nelle altre lingue. Uno dei primi pomeriggi Celi disse l'unica cosa che non avrebbe dovuto mai dire:”Rafaelle perché ti vergogni di parlare la tua lingua...”. Vergogni? Ma... nun te fa ngannà, fino adesso mi sono frenato per non essere invadente ma mo... scusa fratè, co quest'urtima ch'hai detto, te sei ripulito]. Da quel pomeriggio il corso diventò bilingue: tedesco e italiano].
Al mattino Mario Gioventù, mio compagno di corso al Conservatorio di Milano che si era lasciato convincere a venire a Monaco, aveva diretto un movimento della quarta sinfonia di Beethoven. A me sembrava che fosse stato fantastico. Al pomeriggio, nella fase di commento alle prestazioni del mattino, quando arrivammo a lui, Celi lo massacrò. Io per mai morta mia anima da sindacalista difensore a prescindere e forse anche per l'amicizia che mi legava a Mario, alzai la mano e provai a dire che secondo me le sue critiche erano esagerate. Intervenne un francese a sostegno della mia stessa opinione. Attenzione: in quel momento il tempo si è fermato perché dalla bocca (... dalla coscienza consapevole...) di Celibidache uscì qualcosa, detto quasi gridando, che da lì in poi mi avrebbe segnato profondamente. “Oui mais AVEC QUELS CRITÈRES”. Mi ritrovai di colpo a ripercorrere tutta la mia esperienza musicale fino a quel momento e mi resi conto tragicamente di non disporre di alcun CRITERIO OGGETTIVO che potesse supportare la mia analisi dei fatti. Io avevo anche detto:”Al di là delle sue critiche però, l'esecuzione andava bene”. Peggio di così non avrei potuto esprimermi. Apriti cielo. Qui una grande lezione:”Rafaelle, tu disponi di 3 CRITERI soddisfatti i quali tu arrivi a sintesi dicendo “ Ecco così va bene”. Questo però non ci rende giustizia perché tu non sai che esistono altri 100 criteri dei quali tu non tieni conto semplicemente perché ne ignori l'esistenza”.
Per questo sono rimasto con lui per dieci anni... perché “Per capire, prima, bisogna sapere cosa c'è da capire” altrimenti si opinionizza cioè... neve che si scioglie quando arriva il sole dai ... Celi.
Chi ha letto fino qui capisce perfettamente che questo è il punto di partenza. L'EDUCAZIONE MUSICALE nella scuola media deve mettere a disposizione degli alunni come compito fondamentale tutti i CRITERI utili per poter comprendere e vivere un brano di musica in modo consapevole perché 3... non bastano. Poi bisogna anche sapere quali siano quelli appropriati rispetto alle chiacchiere. Continua...

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