domenica 13 settembre 2020

PALESTRE DI ARTI... MUSICALI.

 PALESTRE DI ARTI... MUSICALI. Post duro, se ne sconsiglia la lettura a persone poco disponibili, piene di pregiudizi, nutrite di luoghi comuni, più inclini ad esprimere opinioni che a fare affermazioni fondate su criteri di provata attendibilità.

Le scuole di musica sono assimilabili alle palestre di arti marziali, quelle alle quali ho dedicato, ieri, un post. Anche in queste scuole c'è una parte nutrita di maestri che spingono gli allievi a raggiungere alti livelli di ... “apparenza”: esibizione di muscoli, sfoggio di “forza”, esercizi continui per ottenere “velocità” e virtuosismo tralasciando completamente la ricerca di SENSO. Tutti gli sforzi sono concentrati all'ottenimento di risultati “visibili” che stupiscano i fruitori senza porsi alcuna domanda sui significati. Il “palestrato” cerca tartarughe d'acciaio, arti che diventino armi, il tutto sorretto da un bagaglio culturale primitivo che inneggia al machismo, alla forza, al fascismo fino alla deriva tragica a cui abbiamo assistito con sgomento: l'assassinio da parte di 5 campioni esemplificativi di questa tipologia umana di un ragazzo la cui unica “colpa”... è stata quella di voler difendere un amico aggredito cercando di portare... Pace. Qui c'è la metafora scomoda.
Ogni palestrato musicale, quello che punta al virtuosismo come occasione per mettere in mostra se stesso invece di farsi apostolo di un messaggio musicale, quando agisce uccide ... la musica. Ogni volta che decide un tempo di esecuzione “troppo” veloce, impedisce alla ricchezza di un qualunque brano, di manifestarsi. Accecato dal suo narcisismo e dal suo vuoto Ego fomentato da "mandanti" che a questo lo istigano, dà libero corso ai suoi istinti più rozzi e primitivi e si macchia di delitti efferati di tipo culturale che non sono meno gravi di quelli compiuti da chi uccide senza motivo un ragazzo ricco di umanità. Willy io non ti voglio dimenticare e per farlo credo che la maniera più giusta sia quella di trarre dalla tua insopportabile vicenda tutti gli insegnamenti possibili che la mia coscienza di essere umano sia capace di sollecitare dentro di me nell'ambito al quale ho dedicato la mia intera esistenza: tu sei la musica.

mercoledì 9 settembre 2020

MUSICA - COME FARE 1

 1 – MUSICA ... COME FARE – Nuova miniserie. Dalla fase delle domande di MUSICA CHE FARE, adesso provo a lanciare una serie di... stimoli di pensiero con l'auspicio che possano servire, almeno, ad evitare, quando si vuole affrontare questo argomento, di cadere in luoghi comuni, banalità, frasi fatte e postulati a cui purtroppo non corrispondono mai CRITERI di riferimento.

CRITERI - Voglio iniziare proprio da questa parola che provoca in moltissimi lettori tanta ripulsa e reazioni anche violente nei miei confronti. Per far capire meglio quale “turbamento” crei in me questa parola è necessario che io racconti il vissuto che ne ha determinato il percorso così sconvolgente nella mia esperienza musicale.
Monaco di Baviera, anno 1981, mese di giugno. Primi giorni del corso di direzione d'orchestra con Sergiu Celibidache. Al mattino dalle 10:00 alle 13:00 si avvicendavano a dirigere i 12 allievi “effettivi”. Nel pomeriggio dalle 15:00 alle 17:00 ... brain storming fra fenomenologia e tecnica direttoriale. Sarebbe stato così per 4 settimane.
Quell'anno eravamo in 7 italiani, numero nutrito dopo anni di quasi totale assenza. Celi era molto contento di questo perché amando moltissimo l'italiano non gli pareva vero di potersi finalmente sfogare con noi, mettici pure che s'è ritrovato fra capo e collo un “domandista” professionale come me, insomma... na goduria. [ Il corso era ufficialmente in tedesco con qualche piccolo intervento nelle altre lingue. Uno dei primi pomeriggi Celi disse l'unica cosa che non avrebbe dovuto mai dire:”Rafaelle perché ti vergogni di parlare la tua lingua...”. Vergogni? Ma... nun te fa ngannà, fino adesso mi sono frenato per non essere invadente ma mo... scusa fratè, co quest'urtima ch'hai detto, te sei ripulito]. Da quel pomeriggio il corso diventò bilingue: tedesco e italiano].
Al mattino Mario Gioventù, mio compagno di corso al Conservatorio di Milano che si era lasciato convincere a venire a Monaco, aveva diretto un movimento della quarta sinfonia di Beethoven. A me sembrava che fosse stato fantastico. Al pomeriggio, nella fase di commento alle prestazioni del mattino, quando arrivammo a lui, Celi lo massacrò. Io per mai morta mia anima da sindacalista difensore a prescindere e forse anche per l'amicizia che mi legava a Mario, alzai la mano e provai a dire che secondo me le sue critiche erano esagerate. Intervenne un francese a sostegno della mia stessa opinione. Attenzione: in quel momento il tempo si è fermato perché dalla bocca (... dalla coscienza consapevole...) di Celibidache uscì qualcosa, detto quasi gridando, che da lì in poi mi avrebbe segnato profondamente. “Oui mais AVEC QUELS CRITÈRES”. Mi ritrovai di colpo a ripercorrere tutta la mia esperienza musicale fino a quel momento e mi resi conto tragicamente di non disporre di alcun CRITERIO OGGETTIVO che potesse supportare la mia analisi dei fatti. Io avevo anche detto:”Al di là delle sue critiche però, l'esecuzione andava bene”. Peggio di così non avrei potuto esprimermi. Apriti cielo. Qui una grande lezione:”Rafaelle, tu disponi di 3 CRITERI soddisfatti i quali tu arrivi a sintesi dicendo “ Ecco così va bene”. Questo però non ci rende giustizia perché tu non sai che esistono altri 100 criteri dei quali tu non tieni conto semplicemente perché ne ignori l'esistenza”.
Per questo sono rimasto con lui per dieci anni... perché “Per capire, prima, bisogna sapere cosa c'è da capire” altrimenti si opinionizza cioè... neve che si scioglie quando arriva il sole dai ... Celi.
Chi ha letto fino qui capisce perfettamente che questo è il punto di partenza. L'EDUCAZIONE MUSICALE nella scuola media deve mettere a disposizione degli alunni come compito fondamentale tutti i CRITERI utili per poter comprendere e vivere un brano di musica in modo consapevole perché 3... non bastano. Poi bisogna anche sapere quali siano quelli appropriati rispetto alle chiacchiere. Continua...

lunedì 31 agosto 2020

MUSICA - CHE FARE - RISOLUZIONE DELL'ESEMPIO

 Ecco in risposta a chi mi chiedeva come secondo me andrebbero eseguite le ripetizioni dell'Allegro Appassionato per violoncello e orchestra di Saint Saens, la parte del violoncello con le indicazioni utili da tener presenti per una corretta esecuzione. Non ho affrontato l'argomento "in base a quale criterio scegliere il tempo di esecuzione" ma va da sè che più ci sono elementi da tener presenti, di tanto maggior tempo ci sarà bisogno per metterli tutti in valore e renderli percepibili e appropriabili per chi ascolta, il tempo quindi diventa parametro di "comprensibilità".

L'immagine può contenere: il seguente testo "Allegro appassionato. Violoncello. ATTENZIONE: questo Forte va fatto tenendo conto he sono altri due livelli da raggiungere: (+) Re Camille Saint-Saens, p.43. queste tre ripetizioni sono...meno, siamo andati una quinta sotto, anche melodicament collocano più armonicamentesi siamo sottodominante, sensodi... "introversione". Mi questo modello questo "meno" del successivo "sostenuto,, versoil relativo maggiore (senso di' estroversione") ottava discendente questa ripetizione meno; per farlo capire modo elegante basta fare secondo 'sf" meno precedente sulG Una preghiera personale musicale: ottava discendente due "fa". questo favore.. please, please, senza una bbotta, delineano una prima ottava discendenti cui naturaè chiusura... please, non eseguiti con unaccento..."

sabato 29 agosto 2020

MUSICA - CHE FARE - ESEMPIO

 


2 - Un modulo viene ripetuto sì uguale per 1, 2, 3 o più volte ma... in un altro grado armonico ( in questo caso si passa dal Primo grado al Quarto grado )
Che mezzi ha a disposizione l'esecutore per rendere conto del fatto che in realtà la ripetizione in musica non esiste? Il fatto che si ripetano note uguali non significa che "musicalmente" sia uguale, quello che cambia è il "vissuto". Prima del presentarsi del primo modulo non c'era nulla, prima del secondo? C'è stato il primo... aaaaahhhh e qui sta tutta la differenza. Il primo momento ha lasciato una traccia nella mia coscienza, traccia con la quale la ripetizione deve fare i conti, se poi sono tre ripetizioni, la terza arriva sulle tracce lasciate dalle prime due. Certo anche nel XVI secolo erano noti i problemi che comportava la ... "repetitio" e i maestri si sperticavano ad insegnare ai loro allievi la necessità di variare qualcosa, evitando assolutamente di fare "uguale". Il fattore determinante in realtà è l'uso accorto della dinamica. Ecco qua. Prima però bisogna che l'esecutore abbia chiaro a cosa puntano le ripetizioni. Purtroppo la ripetizione , tensivamente, ha una valenza doppia: può servire ad "aggiungere" tensione ( ripeto per affermare ancor più, ribadire, consolidare...) o ad attenuare la tensione ( ripeto per far scemare progressivamente la tensione accumulata).
Ora: se un ... esecutore non rende conto all'ascoltatore del valore delle ripetizioni, valore contestuale, inerente al tragitto della tensione nel suo alternarsi fra accrescimento e attenuazione, che ne è della comprensione di quel tragitto tensivo in un brano?
Ho scelto per la RICREAZIONE di oggi, l'inizio di un brano per violoncello e orchestra di Camille Saint Saens, l'Allegro appassionato. Qualche giorno fa un amico mio carissimo me lo ha fatto ascoltare e come due monellacci, avendo capito subito che si prestava benissimo come esemplificazione del valore delle ripetizioni, abbiamo ascoltato tutte le oltre 40 diverse esecuzioni presenti su Youtube alla spasmodica ricerca di qualcuno che si degnasse di rendere giustizia alle ripetizioni. Qui ve ne propongo soltanto 8 col solito sistema di ... pietà per gli esecutori che non vengono nominati ma numerati onde evitare spiacevoli o piacevoli sorprese, lasciando che sia la musica a parlare invece del ... Gossip.
In più posto la parte del violoncello con l'indicazione delle ripetizioni. Olè, si va!
L'immagine può contenere: ‎il seguente testo "‎Allegro appassionato. Violoncello. Camille Saint-Saëns, 0p.43. בח 3 1 2 grado IV /Vgrado grado 2 sulG dimin. 2 8 sotto‎"‎

venerdì 28 agosto 2020

MUSICA - CHE FARE - 6

 6 – MUSICA CHE FARE – MINIGLOSSARIO FENOMENOLOGICO di introduzione alla descrizione della seconda tipologia di ascoltatore, l'ASCOLTATORE CONSAPEVOLE.

Con questo post prende il via la seconda fase della mini serie. Fin qui ho descritto ESECUTORI e ASCOLTATORI. Il tragitto delineato in molti ha creato delle attese riguardo a quali io penso debbano essere le caratteristiche di un ASCOLTATORE CONSAPEVOLE, molti avranno pensato: ”Sì vabbè, ma... dicci quali conoscenze... (conoscenze?) , quali percorsi didattici ( studi accademici?), capacità strumentali ( sono davvero necessarie?) debba possedere/aver fatto , secondo te, una persona per diventare un ascoltatore consapevole".
La grande differenza fra gli ascoltatori senza educazione e gli ascoltatori CONSAPEVOLI sta tutta in ciò che pensano sia la musica e in che cosa si aspettino di trovare/ricevere in/da un brano di musica.
Per questo prima di descriverne le caratteristiche è necessario un MINIGLOSSARIO FENOMENOLOGICO, altrimenti risulterebbero di difficile comprensione termini che, per chi non ha alcuna EDUCAZIONE MUSICALE CONSAPEVOLE ma ha invece una infarinatura generica di nozioni e radicatisi e consolidatisi “luoghi comuni” sul significato di molte e diffuse “parole della musica”, darebbero luogo a inutili fraintendimenti creando accese guerre verbali, arroccamenti su posizioni in realtà labili e senza fondamento. Olè... si va!
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Il suono è il mattoncino, non è la casa. Certamente la casa per essere costruita ha bisogno di tanti mattoncini. Il suono quindi non è... la Musica, ma può diventare musica.
Chi attua questo passaggio dal suono alla musica? Su questo pianeta c'è un solo essere che sia in grado di operare questo salto da un fenomeno fisico ad un livello diverso di consapevolezza: l'essere umano, ed è in grado di farlo perché ha la “coscienza”. La musica non esisterebbe se ad un certo punto del suo tragitto di consapevolezza, l'essere umano non avesse scoperto che i suoni avevano una corrispondenza dentro di lui. Si è reso conto che la combinazione di alcuni suoni determinava dentro di lui una reazione. Quello che le persone chiamano “emozione” è generico, non descrive la VERITÀ di ciò che realmente accade. L'essere umano scopre il mondo partendo dalla conoscenza di sè. Ad esempio (incominciamo ad entrare...) perché un brano di musica inizia – ha un durante, arriva ad un punto culminante e poi va a finire? Perché così si svolge la vita di ogni essere umano e i compositori non fanno altro che mettere a nostra disposizione infinite modalità che diano vita a “oggetti” che rappresentino ogni volta questo tragitto. Allora che una persona quando si accinge ad ascoltare una musica, si inventi immagini, cerchi emozioni non fa che relegarla al livello della superficie della confezione, quella fatta di pellicola trasparente ... impermeabile, senza mai permetterle di accedere alla sostanza che vi è contenuta.

Non posso certamente trattare un argomento così pregnante su FB, ma qualche cenno, qualche stimolo di pensiero è possibile veicolarlo, a scanso di “benaltristi” impotenti ed inconcludenti sempre alla ricerca di un'altra vita, cosa che li porterà a morire senza aver mai vissuto un solo minuto di vita vera.

GIOVANI. Ho una lunga e variegata esperienza di bambini, adolescenti e “bambini settantenni” coi quali viviamo insieme e ne siamo complici, da quasi quaranta anni, Educazione Musicale Consapevole e gli esiti sono STRAORDINARI. Questo per frenare sul nascere qualunque consiglio tarpante, castrante che potrei riassumere con i tante volte rivoltimi:”Sì, Rafaèleeee... però... piano coi zovani poie neeee, questa è roba da far tremare i polsci”, oppure “Rafè, ti voglio bbene, ma sti ccose nun se ponn ricera 'e guagliune r'e scole medie, chill te magnene sane sane ate ca ... Punto Culminante, se seeee, chilll nun te fann manch parlà, allucchene sulamente”.

La rivoluzione invece prende le mosse proprio da Educatori che offrano ai propri allievi una modalità completamente differente di approccio all'ascolto.
Certo, bisogna avere dei CRITERI, ma sono facilmente acquisibili nel momento stesso in cui ci si rende conto che “ti” riguardano affondano le radici nella verità del tuo essere più profondo, sono la proiezione di ogni nostra caratteristica di appropriazione della realtà.

Pensa alla differenza fra disporsi ad ascoltare un brano di musica aspettandoti che susciti in te emozioni o che ti induca a fare il “regista cinematografico” inventando immagini su una colonna sonora già scritta e invece SAPERE che quello che ti sta proponendo il compositore è la mappa , la topografia di un paesaggio meraviglioso che tu potrai percorrere per arrivare su una vetta, attraversando vallate splendide, trovando lungo il tuo cammino sorgenti alle quali fermarti un attimo per dissetarti e sentieri ... “d'inganno” che per un attimo sembrava che ti avrebbero portato in un posto ed invece ti portano soltanto per un momento da un'altra parte per poi ritornare sulla via maestra. [ Certo, anche io per far capire cosa intendo, debbo usare una immagine, ma è una, sempre la stessa ed è un semplice esempio che poi, quando cresce la dimestichezza in questo diverso modo di ascoltare, non sarà più necessario farvi riferimento arrivando a VIVERE consapevolmente la naturale evoluzione della TENSIONE ]. Continua...
[Nel prossimo post aggiungerò qualche definizione di termini fenomenologici a beneficio di chi vorrà avvalersene, serviranno per togliere gli occhiali deformanti usati fino ad oggi e recuperare la vista ... VERA, l'unica che permetta di scoprire il mondo della musica... e il contenuto dei messaggi straordinari che ogni compositore ci invita a leggere/vivere insieme a lui  ]

giovedì 27 agosto 2020

MUSICA - CHE FARE - 5

 5 – MUSICA CHE FARE. Ecco il primo dei due post in cui tento di descrivere due tipologie di ASCOLTATORI.

[ Post che per molti risulterà... beh, posso immaginare che reazioni potrà suscitare, molti si sentiranno direttamente chiamati in causa... io comunque confido in coloro fra i lettori che sapranno cogliere in questa mini-serie di scritti il mio intento costruttivo e propositivo, confido che piano piano in loro si faccia strada il pensiero "ma questo dove vuole arrivare?". Ecco, soltanto chi accetterà di disporsi a leggere senza prevenzioni e con questo atteggiamento interlocutorio, potrà trarne vantaggio] Buona lettura.

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ASCOLTATORE di tipo UNO. Appartengono a questa categoria di ascoltatori e sono purtroppo la maggioranza, tutte quelle persone che non avendo ricevuto una Educazione Musicale Consapevole e quindi criteri specifici per disporsi all'ascolto, si arrangiano come possono cercando di ricavare dall'ascolto di un brano di musica... “emozioni” generiche e che per avere l'illusione che la musica in qualche modo si “concretizzi”, si “materializzi” sperano che questo possa accadere inventando addirittura immagini che la rappresentino. Queste persone, in realtà, sono state fatte oggetto di un esproprio: gli è stato negato il loro sacrosanto diritto ad una Educazione Musicale Consapevole quella, cioè, che fosse in grado di fornire loro strumenti e criteri adeguati di appropriazione, utili a cogliere tutta la ricchezza umana di cui sono referenti e destinatarie da parte di un compositore. Gli unici due giudizi che riescono ad esprimere si sintetizzano nelle espressioni “mi piace” o “non mi piace”; se gli si chiede che cosa si aspettino da un brano di musica, rispondono: “che susciti emozioni “ ma non saprebbero definire né quali né in base a quali relazioni fra i suoni che caratterizzino le une o le altre, tutto resta nel generico. Fanno parte di questa tipologia anche moltissimi ... esecutori quando passano dal momento della emissione di suoni coi loro strumenti al doverne cogliere e trasmettere agli altri il senso. Anche questi, se gli viene chiesto che cosa si aspettino da un brano di musica, parlano di “emozioni” e anzi usano una espressione che stigmatizza secondo loro il senso del far musica: suscitare emozioni.
Quello che ho descritto fin qui è il profilo di chi è al primo livello dell'ascolto musicale generico, il più primitivo. Al secondo stadio, ma sempre di ascoltatore primitivo si tratta, troviamo l'ascoltatore “quantitativo”, quello che crede di essere ormai un “intenditore” appassionato di musica perché a casa ha ...1500 CD di musica classica (sic!) e ha ascoltato magari decine di volte uno stesso brano, magari eseguito da molti “interpreti” diversi il che ha radicato in lui il convincimento, l'illusione che reiterati ascolti di uno stesso brano portino nel tempo alla comprensione e allo svelamento del... senso, un po' come chi fosse convinto che ascoltando CD di cinese, a furia di ascoltarne potesse arrivare, così facendo, a...capire il cinese. Un aspetto dell'ascoltatore “quantitativo” è anche la sua cieca fiducia nella relazione secondo lui certa e diretta fra “gossip” sugli autori, sulle composizioni, sul periodo storico in cui sono vissuti, sull'arte, la letteratura e la filosofia che li circondano e la comprensione del significato delle loro composizioni. Siamo agli ormai celeberrimi “20 figli di Bach”, (e a riprova della loro competenza, precisano pure che furono 4 con una moglie e ben 16 con un'altra) e ai suoi 300 chilometri a piedi per andare ad ascoltare Buxteude; a questo aggiungono anche il rapporto con il nipote e la sordità... di Beethoven, la relazione conflittuale di Mozart con il padre e tutta la carrellata di fatti e fatterelli da “Novella 2000” che molti ascoltatori pensano costituire il loro pedigree, l'attestato guadagnato sul campo di “appassionati” nonché di “esperti” di musica. Di una nicchia più ristretta ma sempre comunque facente capo al livello primitivo, sono i tecnico-descrittivi. Quelli che encomiabilmente hanno seguito qualche corso di musica, magari con una infarinatura di nozioni di armonia e composizione. Si avvalgono di termini come armonia e contrappunto, citano tonalità e modulazioni, “descrivono” in modo didascalico le forme musicali, magari citando anche “primo tema” e “secondo tema”, oppure Esposizione-Sviluppo e Ripresa per quel che concerne la Forma Sonata, ma senza capirne le intime ragioni strutturali, descrivono sì, ma non hanno la benché minima idea del significato, di che cosa ci sia di VERO e SIGNIFICATIVO PER UN ESSERE UMANO in una composizione musicale, quale sia il messaggio che quell'essere umano che chiamiamo compositore ha veicolato attraverso i suoni a tutti gli esseri umani, non soltanto suoi contemporanei ma anche alle generazioni future.

domenica 23 agosto 2020

MUSICA - CHE FARE - 4

 4 – MUSICA CHE FARE. Ecco il secondo post che descrive la seconda tipologia di ESECUTORE. Figura rarissima da reperire nel panorama affollatissimo dell'offerta di esecutori. Dopo averla descritta, farò qualche esempio concreto di INTERPRETI in realtà accecati da se stessi nell'affrontare una pagina di musica, ed esecutori al servizio dei compositori e delle loro creazioni che definiamo correntemente “composizioni musicali”. Olè, si va!

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ESECUTORE. TIPOLOGIA DUE: RICONOSCITORE. Come ho scritto nella premessa questa figura nel panorama musicale è rarissima. Nell'accingersi a suonare pensa:”Riuscirò a far vivere anche a te la straordinaria ricchezza del messaggio che questo essere umano ha messo a nostra disposizione? Io ce la metterò tutta nel senso che metterò da parte il mio EGO al sevizio della VERITÀ che contiene questo brano. Cercherò con tutte le mie capacità di far vivere anche a te quel nesso indissolubile che lega la fine del brano con l'inizio. Cercherò di farti vivere ogni momento come “contestuale”, con questo intendo che ogni battuta ha senso in quanto conseguenza di quella che precede e premessa per quella che segue. Tu potresti chiederti “perché” io mi proponga questo. Me lo propongo perché questo è il regalo più grande che gli esseri umani possono farsi fra loro: dimostrare attraverso una creazione spirituale che tu sei un essere umano nella migliore, unica, straordinaria ed inimitabile manifestazione di sè. Ho scoperto che ogni compositore è come se ci dicesse: “Io, per primo, ho vissuto che queste note che io ho scritto, e ho molto faticato per trovare quelle giuste per realizzare questo scopo, proprio queste e non altre possono dar luogo ad un organismo unitario. Se le eseguirai scegliendo un tempo di esecuzione che tenga conto della complessità e della ricchezza di cui sono veicolatrici, se sceglierai le dinamiche mettendole in relazione con la tensione che le fa esistere per esplicitarla, e non come effetti puntuali, a se stanti, allora anche tu, come ci sono riuscito io, riuscirai a dimostrare ancora una volta a te stesso che sei un essere umano e non un'entità effimera e caduca”. Ancora una volta spero di essere riuscito a spiegare ciò che intendo. Per l'esecutore non si tratta quindi di “interpretare” quanto piuttosto di RICONOSCERE e una volta riconosciuto come è, realizzarlo.
Ecco. Questo è un altro tassello che vorrei si aggiungesse a quegli stimoli di pensiero che concorrono ad una EMC. Ho sperimentato con esseri umani di ogni età che suggerendo un diverso modo di disporsi all'ascolto di un brano di musica, la consapevolezza subisce una accelerazione esponenziale e la soddisfazione che ne ricavano suscita in loro una gioia incontenibile rendendoli partecipi, ogni volta che ascoltano una esecuzione musicale, di un percorso interiore straordinario e, cosa ancor più stupefacente, avendo acquisito una consapevolezza... irreversibile, non riescono più ad ascoltare “come facevano prima” e, cosa ancora più avvincente, diventano “ingordi”, ne vogliono ancora e ancora e ancora, e fanno domande su domande e più gli dai risposte e più aumentano le domande insomma: vivono l'appagamento tangibile dell'anelito alla LIBERTÀ e alla VERITÀ che è ontologicamente connaturato ad ogni essere umano.

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Nei prossimi due post parlerò delle tipologie di ascoltatori e dirò qualcosa anche su quello che io definisco il “Patto Scellerato”, quello che ipocritamente si instaura fra esecutori senza consapevolezza ed ascoltatori senza educazione. Buona lettura. Continua...

giovedì 20 agosto 2020

MUSICA - CHE FARE - 3

 3 – MUSICA CHE FARE. DOVEROSA PREMESSA. I prossimi due post saranno scomodi perché si rivolgono in modo diretto ad ogni singolo lettore e perché cercherò di essere il più oggettivo possibile il che mi farà apparire, alla mente di molti, crudo ed inesorabile. Vi sono costretto dal constatare che la situazione della musica è gravissima resa tragica e quasi irreversibile specialmente in Italia per la mancanza assoluta di una EMC ( Educazione Musicale Consapevole). Cercherò di descrivere due protagonisti della filiera musicale : l'ESECUTORE (sedicente interprete) e il PUBBLICO degli ascoltatori. Da qualche tempo descrivo questa filiera ripartita in tre ambiti interconnessi ed interagenti: FORMAZIONE – PRODUZIONE – FRUIZIONE. Cercherò di lanciare stimoli di pensiero riguardanti il MODO DI DISPORSI A SUONARE dell'esecutore, e il MODO DI DISPORSI AD ASCOLTARE del fruitore (pubblico). Olè, si va...

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ESECUTORE. “Eh ma... senza l'interprete, la musica non si materializzerebbe, resterebbe soltanto una serie di puntini scritti su un pentagramma... senza vita”. “L'interprete in base alla sua cultura, alla sua sensibilità e alle sue capacità esecutive, deve aggiungere qualcosa di suo, di personale, di originale nel dare vita sonora ad una composizione, insomma deve “completare ed integrare” (sic!) il lavoro iniziato dal compositore”.
Nel mio post precedente ( 2 – Musica che fare ) ho iniziato il discorso sull'EGO. A Saluzzo, nel corso di uno degli incontri tenuti nel 1987, Celi ad una ragazza che gli chiedeva:”Maestro, quale è l'ostacolo che ci impedisce di arrivare alla musica?”, rispose:”IL EGO!”. Uhm... sì, proprio così, ed è tanto vero, che è questo l'ostacolo, che se ne colgono i tratti nelle due frasi che ho scritto all'inizio e che sono la sintesi del sentito comune riguardo alla figura dell'esecutore.
Sostanzialmente abbiamo due tipologie di esecutori. La prima è quella di chi nell'accingersi a suonare pensa:”Ti ringrazio di essere venuto al "mio" concerto stasera. Adesso ti faccio vedere/sentire "come" e “quanto” sono bravo IO. Metterò in mostra tutta la "mia" abilità tecnica forzando un po' i tempi di esecuzione in modo che tu possa stupirti del "mio" virtuosismo. IO opererò degli arbitri ingiustificati esagerando le escursioni dinamiche ed agogiche così da risultare originale, riconoscibile, unico, spiazzante per fare in modo che tu "mi" noti, "mi" esalti e ricordandoti il "mio" nome... tornerai ancora a... comperar-"mi", verrai di nuovo ad ascoltar-"mi", sicuro che non ti annoierò perché sai che ti garantisco che IO ci sarò, IO deciderò tempi stupefacenti, IO... IO... IO...”. Nell'anno di lavoro come assistente di Peter Maag, una tappa fu Washington, 10 giorni per due concerti sinfonici. Un giorno entrai in un negozio di dischi e cassette. Mi colpì molto uno scaffale nel quale sulla “costa” di ogni cassetta e di ogni disco c'era soltanto un nome scritto a caratteri cubitali : LUCIANO, quindi non il compositore, non l'opera, non l'orchestra, non gli altri protagonisti, no.... soltanto ... LUCIANO. Per questa prima tipologia il compositore e la sua composizione sono soltanto “pretesti”, sono le vittime sacrificali da immolare sull'altare del proprio narcisismo, il proprio EGO ipertrofico che si avvale del lavoro di un altro essere umano soltanto per ricavarne l'opportunità di mettere in mostra se stessi. Mi fermo qui per non fare post, mo ci vuole, ipertrofici. Credo comunque di essermi spiegato a sufficienza e auspico che il patto fra noi sia "intelligenti pauca".😉 Nel prossimo numero parlerò della seconda tipologia di esecutori. A presto...🙂

MUSICA - CHE FARE - 2

 2-MUSICA CHE FARE. Il conflitto basilare del musicista in formazione.

Chi si metta sulla strada dell'apprendimento musicale vive un conflitto interiore di grandi proporzioni: è il conflitto fra l'e-go e il ...tu-go. Definisco "tugo"...l'altro. L'altro è una entità che si presenta a più riprese e in varie fasi dell'esistenza del musicista. Il primo "altro" è il Maestro. Ai più viene fatta una capa tanta sul fatto che bisogna puntare all'originalità, a trovare la propria strada, la propria, personale, interpretazione e questo mal si concilia con i consigli che cerca di darci il tugo del Maestro. Come faccio a fare mia la poetica di un altro se da ogni dove mi si incita a rendere feticcio sempre e soltanto ...la mia? Oggi mi è capitato di leggere un elogio della lentezza nella recensione di un pianista e porta come esempi negativi ( in quanto euforici della velocità esecutiva) due star russe della della direzione d'orchestra. Bontà sua il recensore ci elargisce la perla saggia che "in un Adagio c'è molta più musica ed è più difficile da far venire fuori"...ma va? Ma chi ci avrebbe mai pensato...Ma andiamo avanti. I pochi che veramente vogliono crescere, animati da sano istinto musicale, cercano, spinti dalla loro curiosità un...Maestro. Casomai lo incontrino ecco il conflitto lacerante: quanto faccio mio dell'esperienza che un TUGO mi offre di condividere? In ogni momento il mio EGO mi porta ad essere refrattario, recalcitrante, quasi portatore (non so quanto "sano" o irrimediabilmente...malato) di diffidenza congenita da EGO. Ho come la netta sensazione , in fondo, che sia una inutile perdita di tempo, una specie di pizzo da pagare per ottenere la tesserina magnetica che mi consentirà di aprire finalmente la porta che mi separa dalla notorietà, dal successo, dai concerti, da un attività lavorativa piena di impegni artistici. Perdita di tempo perchè cmq le indicazioni di TUGO, al più presto, EGO mi chiederà di abbandonarle, però nel curriculum, per renderlo altisonante e accreditante, ipocritamente e avendolo rinnegato ontologicamente a priori, sta bene che io scriva..."ha studiato con...", magari avendo fatto un paio di corsetti estivi come pezze giustificative fintissime di adesione al tugo. Continua...

MUSICA - CHE FARE - 1

 1 - MUSICA: CHE FARE. Questa volta SENZA il punto interrogativo. Inizia qui una miniserie numerata per consentire a chi legge di orientarsi nel percorso che cerco di delineare. Si tratta di qualche stimolo di pensiero per passare dal far emergere le problematiche al suggerire qualche soluzione.

Il motore di qualunque azione umana è la MOTIVAZIONE. Quello che sto per scrivere so da me che urterà molte suscettibilità, ma in questo ho molta esperienza su come arginare offese, attacchi personali, inutili tentativi di screditamento quindi... "all'opra, all'opra".
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Il messaggio è rivolto principalmente a giovani, aspiranti musicisti che hanno molte strade aperte davanti a sè e sono quindi nella invidiabile posizione, non avendone ancora intrapresa una in modo convinto, di non doverla poi difendere a tutti costi per non perdere, secondo loro, una presunta, acquisita e apparentemente consolidata ... credibilità. Potrebbe mai, ad esempio, Muti pensare che le sue scelte non possano essere di esempio per aspiranti musicisti? Sicuramente è molto più difficile per lui, è meno libero, avendo sulle spalle il fardello ingombrante del suo EGO che nel tempo si è cronicizzato e rinforzato ( cito Muti soltanto come un caso di nome noto e non perché io abbia un particolare interesse per le sue sorti, lui come tutti è nato e morirà, quindi in questo siamo tutti uguali - citazione traslata de "A livella" del Principe Antonio De Curtis, in arte Totò). Celi ormai confortato da successi internazionali quando Tiessen andò nel suo camerino e gli disse che aveva fama ma non faceva una nota di musica, invece di mandarlo al diavolo, ragionò su quello che il suo Maestro gli stava dicendo e in un'intervista di molti anni dopo, descrivendo quell'incontro disse:"Il avait raison" [aveva ragione] e da lì intraprese un cammino di approfondimento fenomenologico che cambiò radicalmente il suo approccio al "far musica". Diciamo in altro modo e per il discorso che voglio fare io qui oggi, che aveva spostato l'orientamento, la finalità ultima della sua motivazione come musicista: faceva i primi passi sulla via che porta all'abbattimento quasi totale dell'EGO, quello che in altri termini viene definito passare dalla "soggettività" alla "oggettività". Continua...
[Per Nicolò... nun te fa ngannà: sto tentando di rispondere alla tua domanda "Quindi che facciamo?" e
possibilmente argomentando in modo articolato. ;-)]

lunedì 17 agosto 2020

Il gesto di Celi

  Eccomi. La gestualità di Celibidache non può essere giudicata senza qualche riflessione, qualche criterio, qualche chiave di lettura che permetta di coglierne l'essenza profondissima. E' una buona opportunità per aiutare chi sia interessato a queste cose ad andare oltre un primo e per molti unico contatto con l'essenza della direzione d'orchestra di cui Celibidache è un rappresentante più unico che raro, quindi non afferrabile con i criteri correnti relativi a questa attività umana. La domanda che spesso mi sento rivolgere è proprio questa:"Scusi sa ma io non me ne intendo per cui le chiedo così, forse la riterrà una domanda stupida ma: a che serve il direttore d'orchestra e che significano i gesti che fa?". Ecco qua, la tragedia è compiuta. in oltre 150 anni di vita della direzione d'orchestra i direttori non sono ancora riusciti a far capire... a che servono realmente. Non voglio certo fare un escursus storico, anzi vorrei essere molto sintetico. Per molti la direzione d'orchestra è una specie di pantomima, quasi una danza che cercherebbe di concretizzare visivamente il susseguirsi di momenti sonori che, differenti per rapidità o lentezza di andamento ritmico e differenti anche per volume sonoro, dal pianissimo al fortissimo, verrebbero rappresentati con gesti adeguati dal direttore, con un intento meramente "descrittivo". Questa è la deriva a cui siamo arrivati oggi per mancanza di CONOSCENZA, sia da parte degli aspiranti direttori che, ancor più, da parte del pubblico che è abbandonato a se stesso e nessuno si cura di fornirgli CRITERI anche minimi per potersi orientare. Il primo elemento da considerare è: cosa è importante in una pagina di musica, quale è la finalità ultima di un brano di musica? Se si omette questo impera l'aria fritta e come dicevano i Maya, "ciò che si vede non è importante e ciò che è importante... non si vede". Anche questo discorso necessiterebbe di un percorso molto lungo per essere portato a conclusione. Celibidache definiva il suo come "gesto funzionale" al servizio della idea musicale. Quello che il gesto deve sollecitare è, da parte di ogni singolo esecutore dell'orchestra, la sua contestualizzazione rispetto all'obiettivo da raggiungere. Ogni fase, ogni momento di un brano di musica ha uno stretto legame, un legame costante con l'inizio e la fine, ogni nota è la conseguenza di quella che precede e la premessa per quella che segue, essendo questa l'unica ragione per la quale ogni attimo esiste e quindi non scisso dal contesto, inserito come "bell' effetto" puntuale. Cosa accade in un brano di musica? Un brano di musica è un tragitto evolutivo di tensione: nasce, attraverso una serie di contrasti cresce fino ad un punto chiamato Punto culminante che è quel punto oltre il quale la tensione, non potendo andare oltre perché le potenzialità contenute nella cellula germinativa si sono esaurite, si ripiega su se stessa e il brano avanza verso la fine. Dice Celibidache: "Se l'orchestra dovendo incrementare invece trattiene, io esagero il gesto in modo che lei raggiunga il giusto grado di tensione, viceversa se esagera, io faccio gesti contenuti che le impediscono di andare fuori dal tracciato evolutivo della tensione. Ora capisci bene che questo è un altro mondo e non posso dartene compiuta ed esauriente spiegazione in una risposta su FB, ma qualcosina, una finestrella ora si è aperta e come sia stato necessario scrivere questo rispetto alla tua sacrosanta curiosità e voglia di sapere se "avevi visto bene" o ti stessi sbagliando nell'esprimere il tuo giudizio. In una notte buia ho cercato di scatenare un lampo che ti permettesse dall'alto della collina su cui eri arrivato di vedere per un attimo la complessità e la ricchezza del paesaggio da cui eri circondato. Con affetto... ;-)