martedì 22 marzo 2011

... continua

Subito un esempio concreto.
Concerto brandeburghese n° 5. Diciamo che è un concerto per flauto violino clavicembalo e orchestra. Dalla misura 154 alla misura 218 si scatena un vero e proprio concerto nel concerto.
Il clavicembalo resta solo e per 65 misure è il padrone assoluto dello spazio sonoro.

Fra la misura 166 e la 167 c'è una imitazione che la mancanza di escursione dinamica rende difficile da percepire, fra le misure 173 e 174 c'è una imitazione di crome che ha lo stesso problema, dalla misura 203 inizia un lungo pedale sulla nota al basso "la"; la dinamica di quei la, puntuali, imperterritamente presentanti se stessi sul primo e sul terzo quarto è inesorabilmente sempre la stessa, l'escamotage usato dai cembalisti è quello di intervenire ritmicamente,esitando o tirando, ma dinamicamente non possono intervenire per chiarire la funzione tensiva di ognuno di essi.
E' solo un esempio, ovviamente fra i mille possibili in presenza di questo strumento ... da solo.

Ora non vorrei risultare blasfemo per aver osato toccare il monumento Bach... ma siamo tutti chiamati ad un grande sforzo per stabilire relazioni fra parti, quando timbricamente tutto è appiattito in un imperterrito ed inesorabile risultato sonoro ... omogeneizzante.

Però provo a fare un ragionamento .. semplice semplice.
Dalla corda pizzicata da becchi d'oca (sistema dei salterelli) senza possibilità di intervento dinamico, il buon Cristofori ( costruttore, bada bene, di clavicembali ) che fa? inventa il sistema dei martelletti che percuotono la corda e chiama lo strumento, ma guarda un po', piano-forte. Insomma la dinamica ...urgeva alle porte.
Tutto però non si può avere e anche nel pianoforte permane un problema: la durata del suono.
Rispetto a fiati e archi che possono mantenere dinamica e durata senza alterare la caratteristica del suono, nel pianoforte il suono una volta prodotto non è più controllabile e poca cosa risulta l'intervento ... artificioso dei pedali: il suono appena prodotto ha un carattere percussivo, poi, grazie al pedale (intervenuto più tardi nel pianoforte) permane, ma modificando la sua caratteristica dato che sulla dinamica del suono non è più possibile, una volta percossa la corda, intervenire.
Certo, possiamo dire che sono due cose diverse (il clavicembalo e il pianoforte), ma quello che mi interessa è la ...istintiva necessità dell'uomo di dotarsi di strumenti con caratteristiche tecniche che consentano di passare dal suono alla musica; ora, privare il suono della dinamica necessitava di un tentativo di evoluzione e probabilmente questo ha spinto l'umano ad evolvere gli strumenti in questa direzione, nessuno escluso, quindi anche il clavicembalo.

Nessun commento:

Posta un commento