giovedì 20 agosto 2020

MUSICA - CHE FARE - 3

 3 – MUSICA CHE FARE. DOVEROSA PREMESSA. I prossimi due post saranno scomodi perché si rivolgono in modo diretto ad ogni singolo lettore e perché cercherò di essere il più oggettivo possibile il che mi farà apparire, alla mente di molti, crudo ed inesorabile. Vi sono costretto dal constatare che la situazione della musica è gravissima resa tragica e quasi irreversibile specialmente in Italia per la mancanza assoluta di una EMC ( Educazione Musicale Consapevole). Cercherò di descrivere due protagonisti della filiera musicale : l'ESECUTORE (sedicente interprete) e il PUBBLICO degli ascoltatori. Da qualche tempo descrivo questa filiera ripartita in tre ambiti interconnessi ed interagenti: FORMAZIONE – PRODUZIONE – FRUIZIONE. Cercherò di lanciare stimoli di pensiero riguardanti il MODO DI DISPORSI A SUONARE dell'esecutore, e il MODO DI DISPORSI AD ASCOLTARE del fruitore (pubblico). Olè, si va...

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ESECUTORE. “Eh ma... senza l'interprete, la musica non si materializzerebbe, resterebbe soltanto una serie di puntini scritti su un pentagramma... senza vita”. “L'interprete in base alla sua cultura, alla sua sensibilità e alle sue capacità esecutive, deve aggiungere qualcosa di suo, di personale, di originale nel dare vita sonora ad una composizione, insomma deve “completare ed integrare” (sic!) il lavoro iniziato dal compositore”.
Nel mio post precedente ( 2 – Musica che fare ) ho iniziato il discorso sull'EGO. A Saluzzo, nel corso di uno degli incontri tenuti nel 1987, Celi ad una ragazza che gli chiedeva:”Maestro, quale è l'ostacolo che ci impedisce di arrivare alla musica?”, rispose:”IL EGO!”. Uhm... sì, proprio così, ed è tanto vero, che è questo l'ostacolo, che se ne colgono i tratti nelle due frasi che ho scritto all'inizio e che sono la sintesi del sentito comune riguardo alla figura dell'esecutore.
Sostanzialmente abbiamo due tipologie di esecutori. La prima è quella di chi nell'accingersi a suonare pensa:”Ti ringrazio di essere venuto al "mio" concerto stasera. Adesso ti faccio vedere/sentire "come" e “quanto” sono bravo IO. Metterò in mostra tutta la "mia" abilità tecnica forzando un po' i tempi di esecuzione in modo che tu possa stupirti del "mio" virtuosismo. IO opererò degli arbitri ingiustificati esagerando le escursioni dinamiche ed agogiche così da risultare originale, riconoscibile, unico, spiazzante per fare in modo che tu "mi" noti, "mi" esalti e ricordandoti il "mio" nome... tornerai ancora a... comperar-"mi", verrai di nuovo ad ascoltar-"mi", sicuro che non ti annoierò perché sai che ti garantisco che IO ci sarò, IO deciderò tempi stupefacenti, IO... IO... IO...”. Nell'anno di lavoro come assistente di Peter Maag, una tappa fu Washington, 10 giorni per due concerti sinfonici. Un giorno entrai in un negozio di dischi e cassette. Mi colpì molto uno scaffale nel quale sulla “costa” di ogni cassetta e di ogni disco c'era soltanto un nome scritto a caratteri cubitali : LUCIANO, quindi non il compositore, non l'opera, non l'orchestra, non gli altri protagonisti, no.... soltanto ... LUCIANO. Per questa prima tipologia il compositore e la sua composizione sono soltanto “pretesti”, sono le vittime sacrificali da immolare sull'altare del proprio narcisismo, il proprio EGO ipertrofico che si avvale del lavoro di un altro essere umano soltanto per ricavarne l'opportunità di mettere in mostra se stessi. Mi fermo qui per non fare post, mo ci vuole, ipertrofici. Credo comunque di essermi spiegato a sufficienza e auspico che il patto fra noi sia "intelligenti pauca".😉 Nel prossimo numero parlerò della seconda tipologia di esecutori. A presto...🙂

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