giovedì 27 agosto 2020

MUSICA - CHE FARE - 5

 5 – MUSICA CHE FARE. Ecco il primo dei due post in cui tento di descrivere due tipologie di ASCOLTATORI.

[ Post che per molti risulterà... beh, posso immaginare che reazioni potrà suscitare, molti si sentiranno direttamente chiamati in causa... io comunque confido in coloro fra i lettori che sapranno cogliere in questa mini-serie di scritti il mio intento costruttivo e propositivo, confido che piano piano in loro si faccia strada il pensiero "ma questo dove vuole arrivare?". Ecco, soltanto chi accetterà di disporsi a leggere senza prevenzioni e con questo atteggiamento interlocutorio, potrà trarne vantaggio] Buona lettura.

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ASCOLTATORE di tipo UNO. Appartengono a questa categoria di ascoltatori e sono purtroppo la maggioranza, tutte quelle persone che non avendo ricevuto una Educazione Musicale Consapevole e quindi criteri specifici per disporsi all'ascolto, si arrangiano come possono cercando di ricavare dall'ascolto di un brano di musica... “emozioni” generiche e che per avere l'illusione che la musica in qualche modo si “concretizzi”, si “materializzi” sperano che questo possa accadere inventando addirittura immagini che la rappresentino. Queste persone, in realtà, sono state fatte oggetto di un esproprio: gli è stato negato il loro sacrosanto diritto ad una Educazione Musicale Consapevole quella, cioè, che fosse in grado di fornire loro strumenti e criteri adeguati di appropriazione, utili a cogliere tutta la ricchezza umana di cui sono referenti e destinatarie da parte di un compositore. Gli unici due giudizi che riescono ad esprimere si sintetizzano nelle espressioni “mi piace” o “non mi piace”; se gli si chiede che cosa si aspettino da un brano di musica, rispondono: “che susciti emozioni “ ma non saprebbero definire né quali né in base a quali relazioni fra i suoni che caratterizzino le une o le altre, tutto resta nel generico. Fanno parte di questa tipologia anche moltissimi ... esecutori quando passano dal momento della emissione di suoni coi loro strumenti al doverne cogliere e trasmettere agli altri il senso. Anche questi, se gli viene chiesto che cosa si aspettino da un brano di musica, parlano di “emozioni” e anzi usano una espressione che stigmatizza secondo loro il senso del far musica: suscitare emozioni.
Quello che ho descritto fin qui è il profilo di chi è al primo livello dell'ascolto musicale generico, il più primitivo. Al secondo stadio, ma sempre di ascoltatore primitivo si tratta, troviamo l'ascoltatore “quantitativo”, quello che crede di essere ormai un “intenditore” appassionato di musica perché a casa ha ...1500 CD di musica classica (sic!) e ha ascoltato magari decine di volte uno stesso brano, magari eseguito da molti “interpreti” diversi il che ha radicato in lui il convincimento, l'illusione che reiterati ascolti di uno stesso brano portino nel tempo alla comprensione e allo svelamento del... senso, un po' come chi fosse convinto che ascoltando CD di cinese, a furia di ascoltarne potesse arrivare, così facendo, a...capire il cinese. Un aspetto dell'ascoltatore “quantitativo” è anche la sua cieca fiducia nella relazione secondo lui certa e diretta fra “gossip” sugli autori, sulle composizioni, sul periodo storico in cui sono vissuti, sull'arte, la letteratura e la filosofia che li circondano e la comprensione del significato delle loro composizioni. Siamo agli ormai celeberrimi “20 figli di Bach”, (e a riprova della loro competenza, precisano pure che furono 4 con una moglie e ben 16 con un'altra) e ai suoi 300 chilometri a piedi per andare ad ascoltare Buxteude; a questo aggiungono anche il rapporto con il nipote e la sordità... di Beethoven, la relazione conflittuale di Mozart con il padre e tutta la carrellata di fatti e fatterelli da “Novella 2000” che molti ascoltatori pensano costituire il loro pedigree, l'attestato guadagnato sul campo di “appassionati” nonché di “esperti” di musica. Di una nicchia più ristretta ma sempre comunque facente capo al livello primitivo, sono i tecnico-descrittivi. Quelli che encomiabilmente hanno seguito qualche corso di musica, magari con una infarinatura di nozioni di armonia e composizione. Si avvalgono di termini come armonia e contrappunto, citano tonalità e modulazioni, “descrivono” in modo didascalico le forme musicali, magari citando anche “primo tema” e “secondo tema”, oppure Esposizione-Sviluppo e Ripresa per quel che concerne la Forma Sonata, ma senza capirne le intime ragioni strutturali, descrivono sì, ma non hanno la benché minima idea del significato, di che cosa ci sia di VERO e SIGNIFICATIVO PER UN ESSERE UMANO in una composizione musicale, quale sia il messaggio che quell'essere umano che chiamiamo compositore ha veicolato attraverso i suoni a tutti gli esseri umani, non soltanto suoi contemporanei ma anche alle generazioni future.

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