sabato 4 febbraio 2012

Approcci di composizione

Intervento in forum del 2005

>> Mi è capitato di trovare su internet uno scritto di un certo Mario Campanino, di cui riporto un passo che mi sta instillando dei dubbi.

>"Quando ci si pone all'ascolto di un brano musicale si possono adottare, genericamente, due modelli di approccio estetico (percettivo) diversi. Il primo riguarda l'ascolto del suono in sé ed è un atteggiamento che potremmo anche definire orientale, contemplativo. In questo modo di disporsi all'ascolto non sono le relazioni formali tra gli elementi sonori (relazioni che si determinano nel tempo) ad interessare maggiormente: la musica è ascoltata istante per istante, essa stessa diventa il tempo che, in un certo senso, cessa di scorrere. È un approccio che vorrei chiamare della musica che è. Il secondo modello di approccio estetico riguarda invece, in particolar modo, la costruzione musicale, e rappresenta un atteggiamento più tipicamente occidentale nei confronti della fruizione della musica. In questo tipo di approccio sono proprio le relazioni formali tra gli elementi sonori ad essere oggetto di grande attenzione: in questo senso la musica si manifesta nel tempo. È un approccio che vorrei chiamare della musica che diventa."

Disquisire su "musica in divenire" e "musica che è", dovrebbe tener anche conto di quell'altra ineliminabile parte che è: musica composta per "divenire" e musica composta per ... "essere"

(ma insomma guarda che mi tocca fare, poi dice che non aveva ragione Celi quando diceva: "dovete sapere moltissimo, tutto, di fenomenologia perché lo spirito... contrastativo delle persone, le porterà a voler a tutti i costi controbattere anche le ... evidenze e quindi è per questo che cerchiamo di sondare tutte le prospettive dalle quali sia possibile rapportarsi ad un fenomeno sonoro per cogliere quali elementi fanno sì che diventi musica. Dovrete essere molto ferrati dialetticamente se vi metterete sulla strada del parlarne, ma alla fine, finalmente liberi da tutte le illusioni del ... "sapere", potrete "erleben", vivere il processo, il divenire")

Eh, ... mettece na pezza.

Proviamo a considerare che il compositore... eh, il compositore di quale strumento è dotato, pure lui, quando si applica a comporre? La sua composizione , di che cosa è manifestazione, esplicitazione?
Anche lui, in quanto umano , mette in gioco la sua coscienza pura nell'esercizio di sé e ce ne lascia una testimonianza attraverso segni scritti su una carta "atta alla bisogna".

In molti casi abbiamo detto che ... "la carta è gentile" e quindi a fronte di fuffa scritta volendola spacciare per quel tragitto della coscienza che attraverso il suono si concretizza in ... musica, purtroppo non viene fuori una mano "moralizzatrice" dal foglio (quando non se ne può più) e prendendo fra pollice e indice una guancia del sedicente compositore, ne scuote la testa dicendo:
" ahoooo,... e basta mo. Nun te voi fa mancà gnente, l'aria fritta a voi proprio scrive tutta te, e basta sù, eh faaalla finita, noo? ..."

Sarebbe stato interessante che Campanino avesse poi fatto qualche esempio di brani di "musica che è".
Non sarà che genericamente si fa riferimento più ad un atteggiamento luogocomunemente attribuito ad un generico "oriente" che non poi a cosa in realtà avvenga, entri realmente in gioco nel rapporto suono/coscienza ?

Un suonatore di sitar (non so se si scriva così) che "improvvisa" su un raga, quando mai potrebbe decidere di smettere di suonare? E quando mai avrà iniziato? Sarà lì ... da sempre, immagino...
Già solo l'accezione di "musica in sé" in contrapposizione a "musica in divenire" ha dell'impossibile.
Mi spiego. Dovrebbe essere senza inizio e senza fine, non basandosi su un divenire, un tragitto, un percorso tensivo quando sarebbe iniziata? Quando potrebbe mai finire?
E' solo il limite dell'umano che smetterebbe preso per sfiancamento?

Cosa dobbiamo ipotizzare, che in un non identificato geograficamente "oriente", ci sono dei ...templi del suono, nei quali l'ascoltatore entra in una sala in cui le vestali del suono, in analogia a quelle del fuoco, tengono sempre attivo un "suono che è" , controllano da milleni (ma che dico, da sempre )che non ...divenga, in modo da garantire a chi ascolta di essere davvero in presenza di quell'..."ur-ton" che è sempre stato e sempre sarà, indiveniente così da permettere agli "orientali" di essere se stessi, non sia mai si permettessero invece di "occidentalizzarsi" divenendo.
(auff, sono esausto, più di così non ce la faccio: e poi per chiudere, ma l'abbiamo mai sentito un suono che è?)
Forse questa è l'ennesima dimostrazione che le coscienze possono anche essere sopite, addormentate, e questo è possibile.
Allora vanno risvegliate ed ecco a che serve vivere il suono, "erleben", altro che intellettualismi e categorizzazioni da ciechi di Brueghel (... "secondo me" naturalmente, ma in genere chi suona, dopo un po' che comincia a ... vivere le relazioni, vedo che mi autorizza a passare a ... "secondo noi")

---

Io conosco tanti pianisti ....."occidentali" che suonano come tu, descrivi fare, quelli ..."orientali".

Uhm. Queste categorizzazioni (di Campanino) mi sanno un po' di luoghi comuni tipo "le mezze stagioni non ci sono più", "così non si può andare avanti; non so cosa ...ma qualcosa deve cambiare" (...e non si sa chi si dovrebbe impegnare per farlo, generalmente chi dice così si aspetta che siano gli altri... a farlo), o (meravigliosa frase che viene messa in bocca a Gassmann ne "La Famiglia", quando nel punzecchiarsi con la cognata (Fanny Ardant) dice: "ecco, adesso ci manca solo che dici che i negri hanno il ritmo nel sangue (...magari a Campanino sono sfuggiti) , poi quanto a luoghi comuni li hai detti tutti ..." (...l'esempio vorrebbe avere una certa pertinenza col tema trattato).
Scusate la digressione , ma mi sembrava importante chiarire l'ambito.

Dico questo perché ho sentito sia da una parte pianisti giapponesi e coreani suonare ... adeguatamente, come pure, dall'altra, pianisti ..."occidentali" ... fare corse sul posto (invece di esplicitare un tragitto, sentendoli già la seconda nota che suonano sembra che non ..."derivi" dalla prima).

Questo post può tranquillamente essere integrato con quello sul "talento musicale".

In qualunque latitudine del globo terracqueo ci si trovi, il talento è la capacità di cogliere le relazioni che si instaurano tra i suoni e questo non in omaggio ad un "talento occidentale" che sarebbe ...adattato a "musica in divenire" da contrapporre ad un "talento orientale" più incline a "musica che è".
Le elucubrazioni personali di Mario Campanino se pur interessanti per alcuni punti che vengono toccati quali :il valore della ripetizione, il rapporto tensione/distensione e altri requisiti dell'ascolto, poi però non servono ad arrivare ad una conclusione già ampiamente sperimentata nel vissuto, ma tutto resta una pura ipotesi logico/deduttiva: "se questo è così, questo è cosà".

Quando poi al di là delle parole, proviamo a dare corso vissuto alle parole, allora tutto arriva al pettine, e qui ...
La meraviglia di questo spazio che ci stiamo concedendo è quella di accorgersi che rispetto al punto dal quale eravamo partiti, ora, volenti o nolenti , l'approccio si è modificato.

La sicumera "interpretativa" si sta , almeno, trasformando in ... cautela e questo, per un essere umano che ha scelto la musica quale mezzo per ....cogliere (... in tutti i sensi) l'universo materiale e spirituale in cui si trova, mi sembra una tappa straordinaria. Dico questo per descrivere quello che è accaduto e continua ad accadere anche a me.

Spero che un giorno fra alcuni partecipanti si arrivi a quel momento magico della "pizziata", cioè decidere di incontrarci e sfogare dal vivo tutte le domande che in questo tempo comune si vanno ...affollando dentro ciascuno di noi, stimolandoci reciprocamente, ma che questo spazio, per sua natura ... asonoro e avisivo, non consente di esaurire (esaudire?).

Facendo un po' di musica insieme, molti dubbi si chiarirebbero all'istante ( ... e altrimenti a che servirebbe ...musicare ? )

--------

Per chiarezza ed onde evitare fraintendimenti, partirei non da ...pipponi, appunto di tipo religio/spiritual/filosofico per parlare della coscienza ma dalla semplice definizione che ne dà un vocabolario ...attendibile (io parto dal Sabatini Coletti).

Coscienza:
1) Capacità dell'uomo di riflettere su se stesso e di attribuire un significato ai propri atti.

E io a questa faccio riferimento.

Infatti la definizione n° 2 è :

2) Immaginaria sede del senso morale dell'uomo; capacità di valutazione etica delle proprie azioni.

E forse, fraintendendo e mischiando l'una e/con l'altra si sono creati disguidi.

Infatti qui quando fino ad oggi ho parlato di coscienza, non l'abbiamo messa sull'etica. Non abbiamo detto cosa è meglio e cosa è peggio, cosa è bene e cosa è male, sempre da punti di vista moral/etici.

E' proprio la prima definizione quella per la quale verifichiamo di essere in grado di attribuire un significato ai nostri atti e, di più, cerchiamo di capire questo, se possibile , da dove proviene.

Stabilire con una TAC che la zona frontale o occipitale, quando sento un brano di musica, è ..interessata da...; e presentare poi delle belle tavole di sezioni longitudo / trasversali del cervello, in cui dal confronto si vede prima una zona azzurra e poi quella stessa zona diventare rossa a fronte del tale stimolo, poco mi dice sul perché questo avvenga. Quello che è interessante sondare è proprio questo, invece. Ed ecco la fenomenologia, che al di là delle posizioni estreme di chi qui dice"non ci credo" (riguardo alla esistenza della coscienza come entità ... non meglio definita), va a verificare che l'umano ha delle reazioni rispetto al suono e allora cerca di capire come si attui quel meccanismo di stimolo/reazione che va al di là della pura verifica che è avvenuto qualche cosa. Si cerca di capire cosa avviene e poi determinato da che e soprattutto in base a cosa avvenga una ... sintesi e per farne che ed appagare che.

La relazione più diretta fra suono e coscienza deriva dal fatto che sia il suono che la coscienza sono legati a: passato - presente - futuro e questo non si può negare che ci intrighi in quanto... umani. Devo dire per buona pace dei nostri simpatici materialisti che fino ad oggi la "sede del presente" e la "sede del futuro", nel cervello, non mi pare che siano state trovate, per lo meno non espresse in questi termini. Quand'anche poi si arrivasse a dire che invece questi vissuti hanno sede da qualche parte, interessante sarebbe capire come si connettono fra loro e a che pro.

ora il suono ci interessa perché esistono gli armonici che vengono ...dopo il (suono)fondamentale, non sono contemporanei, nel loro manifestarsi al (suono) fondamentale e in questo troviamo una corrispondenza con la nostra ... coscienza , appunto

Quindi ad esempio "sol" è il "futuro di do e "fa" è il suo passato.
Ora pensate come la musica, e qui sta il suo valore ...aggiunto rispetto al linguaggio che quando arriva qui... appunto getta la spugna, non ce la fa ad andare oltre, come la musica, dicevo, possa esprimere l'inesprimibile a parole, ma proprio nel senso che te lo fa ...vivere.

Se io suono nel tempo e andando verso l'acuto do - sol - do, a chi e come riesco a spiegare che da do vado a sol e quindi il tragitto è dal passato al futuro, ma quando da quel sol , proseguo e nel futuro trovo ... do e che questo nuovo do è il suo ... passato, come la mettiamo ?

bella domanda.

...e allora, mo prova mo a risponder sensa pensciarci, ....mo cosa vuoi ch'el vegna fora.
Un maester qualunque el dis c'at fasi trop prublemi. A l'ha propi rasùn, bestiassa.
Mo suona, valà e penseghe nòoooo.

Raffaele

Nessun commento:

Posta un commento