mercoledì 1 febbraio 2012

Del diapason

Inserisco un intervento del M° Napoli del 2005 in cui riassumeva rapidamente alcuni elementi della fenomenologia e trattava poi la questione dell'altezza del diapason.

Premessa.
Ciò che in musica determina il tempo di esecuzione è la quantità di materiale (molteplicità) che deve essere portata all'unità (uno).
E' la nostra coscienza che funziona così e questo processo, in fenomenologia, viene definito RIDUZIONE fenomenologica.

Differenze
Riduzione descritta da Husserl: - di tutti i dati che la realtà ci presenta operiamo un "tra parentesi" nel senso che ne prendiamo una parte e di quella facciamo una unità - ;
riduzione fenomenologica musicale descritta, insegnata, trasmessa, praticata e, naturalmente, vissuta da Celibidache: - di tutti, senza fra parentesi o esclusioni, i fenomeni sonori che arrivano al nostro orecchio noi facciamo una unità (non possiamo fare altrimenti, perché è la nostra coscienza che funziona così).

La a 440 e sua tendenza ad innalzarsi.
La quantità di materiale da ... ridurre (e sì perché alla quantità di materiale concorrono, ovviamente anche gli armonici) con un La di frequenza superiore, diminuisce la quantità per noi percepibile, nel senso che nel nostro settore di percezione - che è limitato ad un ambito definito - se si "innalza" il La, questo determinerà una minore quantità di fenomeni concorrenti a determinare appunto la quantità di materiale da "unificare".
Questo cosa determina in modo diretto ?
Tempi più rapidi di esecuzione, perché facendo riferimento ad una minore quantità di materiale, ovviamente il tempo di esecuzione sarà più rapido.

Poi un altro ovvio rilievo: stiamo diventando più "sordi", vuol dire che percepiamo una minore ricchezza.

Tutto questo argomentare a chi non è avvezzo a discorsi fenomenologici potrà anche sembrare "questione di lana caprina", a mio giudizio, invece, è come una piccola crepa in un palazzo in un film "horror-fantascientifico", all'inizio sembra niente, poi piano piano il panico aumenta e come nella guerra dei mondi, da sotto terra viene fuori una generazione di utenti autoreferenziali (speriamo che come nel film, "secchino" solo se stessi per mancanza di anticorpi, senza seccare oltre anche noi).

La conclusione che ne traggo, quindi, non è di bigotto o bacchettone "question-di-principismo" stupido "si è stabilito a 440 e a 440 DEVE essere", no, invece ne traggo le conseguenze derivantine: più si innalza e più .... si svuota di contenuto il materiale musicale. Se in altri 300 anni (approssimativa distanza "media" fra Bach e noi) il La arriverà a 480 Hz, mi immagino, avendo meno quantità di materiale da ridurre e quindi minore necessità di tempi giusti per 440 Hz, ma eseguendo a tempi giusti per 480 Hz beh, noi non ci saremo certo, ma quanta ricchezza si sarà persa. E tutto per cosa? Per IGNORANZA delle ragioni che stanno dietro ai fatti e quindi l'assecondamento becero di mode sulle quali, tanto, c'è solo un imbecille come Raffaele (e chi come lui) che ci sta a pensare, mentre gli "arrangiammoce" imperversano e argomentano... pure.

Intanto con la mia orchestra suoniamo a 440, gli altri... liberi di quattrequarantaduarsi e anche quattrequarantaquattrarsi - ma sì ,va, abundandis abundandium - dato che c'è stata la moria ... dei musici.

Raffaele Napoli

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