giovedì 2 febbraio 2012

Personalizzare?

Ancora interventi "ripescati", dal 2007 questa volta.

> > >che il direttore d'orchestra sia un interprete
> >
> > se riesci a spiegarmi che cosa ci sarebbe di "interpretabile" in musica...
> >
> E' una bella domanda, da quello che scrivi avverto tensione, questo mi porta a dedurre che secondo te le esecuzioni (a questo punto io penso anche non orchestrali) dovrebbero essere identiche perchè esiste una sola interpretazione.
> Se ho capito male prego chiarire.

Si, mi spiego ancora meglio: scusami ma commetti anche tu come quasi tutti l'errore di pensare che io voglia dire che "allora le esecuzioni dovrebbero essere identiche perché esiste una sola interpretazione.
Io invece sostengo e sono pronto a dimostrarti argomentando che le esecuzioni sono ...uniche e per questo inconfrontabili le une con le altre. Questo però che cosa significa ? Significa che in quella sala, con quella acustica, con quei determinati esecutori, tenendo quindi conto di tutte queste variabili, l'opportunità che la molteplicità diventi una unità, lì e in quel momento ...è unica. Se tu ti trovi a "vivere" quel momento insieme a me non ci sarà spazio per la TUA o per la MIA interpretazione. La sola possibilità che abbiamo è quella, tenendo presenti tutti i fattori concorrenti, di ri-conoscere quali elementi consentiranno, appunto, alla molteplicità dei fenomeni di diventare un UNO. Il resto è letteratura, necessità del mercato, arbitrio.
Questo come puoi notare, ribalta completamente la prospettiva che tu mi attribuisci: non si tratta allora di un'unica interpretazione valida sempre e ovunque, ma di... criteri utili a far nascere dai fenomeni il noumeno, vuol dire che se tu commetti costantemente arbitri perché non ri-conosci, allora mi propini questo arbitrio spacciandolo per "interpretazione".
Se non sono stato ancora sufficientemente chiaro, chiedimi pure tutto quello che vuoi, non è certo questo l'atteggiamento che mi amareggia, è quello di chi pretende di spacciare la propria ignoranza o i propri arbitri per "proponibile".
Diciamo che attribuisco al far musica un valore talmente determinante per imparare a morire elegantemente che la cialtroneide mi sembra sempre offensiva, ecco tutto.

> Mi riferivo proprio a questa casistica, alcuni direttori personalizzano la
> disposizione dell'orchestra, da quello che scrivi, deduco, che la disposizione
> orchestrale secondo te dovrebbe essere statica.

Personalizzano? Anche questo concetto, come vedi, qui ha poca creibilità. Personalizzerebbero per ottenere che? Prima ci vorrebbero criteri, poi andiamo a vedere che fare. Se metto i violoncelli "dentro l'orchestra" vuol dire che non tengo conto dei ... violoncellisti e della loro funzione e di che cosa gli consenta di svolgerla al meglio.
Mi spiego: il basso deve poter ascoltare la sintesi di tutte le altre parti perché il suo intervento è talmente "pericoloso" (nel senso che basta poco a far sì che il basso prevalga) che se lo metti "interno" ha poche opportunità di graduare se stesso in base alla sintesi di tutti gli altri e allora diventerà, come si dice in napoletano, l'asino in mezzo ai suoni.
Quelli che personalizzerebbero invece sai come si giustificano ? "E , invece coi violoncelli in mezzo, il pubblico li sente di più perché rivolgono la cassa armonica verso l'esterno e così il basso si sente meglio. Ahaaaaa quanta materialità e che poco senso del senso del far musica.
Naturalmente la catena si perpetra, perché ignora lui che lo fa, ignora l'altro che glielo vede fare, il risultato qul'è? L'invenzione di una bella parola: personalizzare...eh, appunto.(senza riferimento personale, ovviamente. L'importante è però che non cada anche tu nelle mille trappole che i cialtroni sono capaci di inventarsi pur di giustificare l'arbitrio)

Statica? Scusami, la parola è infelice. Se per statica intendi poco adatta ad essere duttile, malleabile, plasmabile, non ci siamo. Infatti è esattamente il contrario: la disposizione garantisce la strutturazione. E' sulla strutturazione che si dovrà lavorare per rendere utile a far musica il materiale suono. Quindi la disposizione è in base alla finalità e non il contrario. Confondi, mi pare, il cambio di disposizione con una maggiore flessibilità.
Uhm. Parliamo di strutturazione. Il suono grave a noi risulta più ricco semplicemente perché nel nostro settore di percezione (16 - 20.000 Hz), degli armonici che quello produce, ne cadono molti di più che non di un suono acuto.
Allora la piramide naturale (mima i due lati di un triangolo isoscele con le due mani , unendone le punte - i due medi - e creando un angolo di circa 60° ) è formata da suoni gravi (la retta immaginaria che unisce i tuoi due gomiti) da noi percepiti più ricchi, e mano mano che si sale verso suoni acuti (le rette che via via uniscono i polsi le varie falangi etc.) , questi saranno da noi percepiti come più poveri.
L'esecutore ha quindi un compito di grande responsabilità: quello di "invertire" la piramide. Si tratta allora di far percepire tutto il materiale del suono acuto e di attenuare in parte la quantità del materiale comunque presente nel suono grave. Allora chi è che ha la grande responsabilità? Chi suona uno strumento grave o chi ne suona uno acuto?
Ma anche un pianista, un violinista o un clarinettista hanno questo problema. Quanti violinisti senti che quando vanno sulla quarta corda, dato che con queste problematiche poca dimestichezza hanno, non controllano i suoni gravi e allora suonano in costante squilibrio fra grave e acuto, anche nell'ambito dello stesso strumento ?
E un pianista? Quanti sono capaci di fare un accordo "omogeneo", nel quale , cioè, non prevalgano alcuni suoni invece che altri, se non espressamente richiesto dalla polifonia?

Ti sembra che ci sia, in questo, qualche spazio per... personalizzare?

Raffaele Napoli

Nessun commento:

Posta un commento