mercoledì 1 febbraio 2012

L'allegro

Inserisco un altro intervento (2006) in relazione all'esecuzione di un allegro mozartiano.

Sembra che sia importante "la concezione dell'Allegro" oggi e all'epoca di Mozart. In realtà allora come oggi, quello che non è mutato è il rapporto, la relazione che la nostra coscienza è in grado di instaurare fra i suoni.
Se il diapason all'epoca di Mozart era a 432 Hz invece che ai 440 Hz odierni, inevitabilmente le conseguenze erano/saranno dirette anche sul tempo di esecuzione.
Il principio generale è: che cos'è il tempo musicale ?
La definizione fenomenologica: "la condizione che mi consente di fare di una molteplicità di fenomeni una unità”.
Allora in base alla quantità di fenomeni percepibili dato quel diapason, il tempo "giusto" sarà stato quello relativo a quella quantità di fenomeni, dato il diapason odierno, il tempo "giusto" sarà quello relativo a questa quantità di fenomeni.

Qual'è il tuo errore?
Volerne fare un valore assoluto e "rapportabile" indipendentemente da acustica, epoca, strumenti, diapason etc.(come dire: 120 di allora è uguale a 120 di oggi. In realtà, 120 in quanto tale non esisteva né allora né oggi).
Come si comprende, il tempo è una variabile assolutamente dipendente da tutta una serie di fattori, e per ciò stesso non può essere un valore "assoluto".
Ecco la stupidità e la antimusicalità del metronomo.

Cosa pretende questa macchinetta per "sordi"? di fissare un ..."tempo" fisico di esecuzione (in realtà ingenerando una, per molti musicisti ancora irrisolta e forse manco postasi, assimilazione fra "velocità" e tempo)

Cosa c'entra scrivere : semiminima = 120 con la musica?
Niente. E' un esempio storicamente consolidatosi nel tempo di arte di arrangiarsi, esigenze pratiche e considerazioni amare.

Arte di arrangiarsi ed esigenze pratiche.
Il diffondersi dell'editoria musicale e del dilettantismo musicale (preferibilmente da definirsi "amatorialità") esercitava pressioni sui compositori a definire ambiti di eseguibilità validi e comprensibili per tutti per consentire alla premente massa di "esecutori", dalla precaria capacità, di accedere alla lettura delle opere dei musicisti.
Per fare questo, dato che non sempre la maldestra ma comunque accettabile "digitalità" dei neo/suonatori corrispondeva ad altrettanta capacità di "intelligere" il musicale, si compensava alla mancanza di musicalità con la fredda meccanicità.

Amara considerazione.
I compositori, visto il degrado "interpretativo" perpetrato da sedicenti "interpreti", onde evitare ulteriori scempi e quindi non fidandosi "più" delle capacità musicali degli esecutori, si sono visti costretti a definire almeno un ambito: semiminima = 120 voleva dire: "siccome qui c'è gente che nell'eseguire questa mia musica si è permessa di "escurrere" da 80 a 152, allora…. oh, dico a voi, per favore vediamo di stare intorno a 120, visto che proprio da soli non siete in grado di capire dal materiale quale sia il tempo a quello relativo".
Con le aberrazioni di molta musica contemporanea che proprio per la deriva "interpretativa", ha visto molti compositori costretti a scrivere addirittura: "da qui a qui 20 secondi".

> Un altro argomento aggiunto e a sostegno della mia tesi è che anche la velocità
> della vita dell'epoca era diversa...oggi Roma-Milano, in treno, si fa in 4 ore, a > quei tempi, in carrozza, servivano 6 giorni; oggettivamente, tutto aveva più
> bisogno di tempo e questo, la storia docet, si riverberava sul gusto dell'epoca.
> Perciò, dando per postulato la velocità segnata sul metronomo e non entrando in
> un altra "porta" di discussione, l'allegro di Mozart non poteva essere con la
> minima=120 ma....più lento di come lo si esegue oggi.

Bell'esempio ma la conclusione che ne trai a che porta ?
Vuoi forse arrivare ad affermare che dovremmo eseguire Mozart ... già, come?
Lo eseguiamo “giusto” oggi in relazione alla acustica, agli strumenti, al diapason e tutti gli altri fattori concorrenti di cui disponiamo “oggi”. Che senso ha porre a paragone "ieri" con "oggi"?

Tutto avviene, per la coscienza, inesorabilmente in un continuo susseguirsi di "qui e ora", di "adesso" e gli “adesso” non sono fra loro confrontabili: quello che era giusto per Mozart e per la sua epoca, non può avere alcun rapporto con quello che è “giusto” per noi “oggi” ed entrambi... sono giusti.

Sul problema dell’interpretazione qui si è a lungo dibattuto e anzi i miei primi post sono stati proprio provocatori in tal senso, arrivando io a sostenere e dimostrare che l’interpretazione NON ESISTE, pagando tutte le conseguenze “ludibriche” del caso, ma anche io, come tu dici di te, ho passato la boa, quindi la mia intenzione non è né quella di convincere, né tanto meno quella di imporre, ho solo l’urgenza di “testimoniare”, il resto è psicologia di bassa lega.

> Il mio essere musicista, in questo momento della mia vita, mi lascia sempre col
> dubbio e ed è proprio questo che amo di più; ho iniziato gli studi con solo
> certezze, ora non ne ho...sarà l'età....? Cmq quello che cerco l'insegnare...
> anche ai miei figli...è di avere dubbi e porsi sempre domande.

Il proposito è ottimo, ma il risultato in uscita deve trovare uno sbocco. E’ un po’ come per gli errori: il problema non è tanto quello di pretendere presuntuosamente di arrivare a non più commetterne, ma di commetterne di diversi, o se vuoi di non commettere più gli stessi.
Allora bisogna avere anche per i dubbi il coraggio di scioglierne alcuni e porsene altri ma diversi dai primi.
Insomma, che il dubbio sia una metodologia e non la sclerotizzazione di contenuti

Raffaele Napoli

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