mercoledì 1 febbraio 2012

Berlino 1954

Dal ricco archivio di interventi su forum del 2006 da parte del M° Napoli, un interessante post sugli avvenimenti berlinesi nel 1954, anno della morte di Furtwaengler e di successione dell'orchestra a Karajan.

La successione a Furtwangler alla direzione della filarmonica di Berlino.

Celibidache veniva da 7 anni di direzione (1945 - 1952) quale unico direttore dell'orchestra e due anni (1953-54) di direzione a due, lui e Furtwangler.

Come si sa per i BPO è l'orchestra che vota il proprio direttore.

Celibidache aveva voglia di "svecchiare" l'orchestra e prima della "sitzung" (la seduta di votazione per l'elezione del nuovo direttore) Celibidache che era contrapposto alla meteora nascente Karajan, che aveva iniziato a fare concerti con l'orchestra quale altro direttore, disse: "se io sarò eletto, lei, lei, lei, lei, lei, lei (insomma una serie di professori d'orchestra anziani, di età e di "coinvolgimento ... pigro" alle ragioni della musica, più impiegati che orgogliosi appartenenti a quella compagine) sarete messi a riposo".

Mancanza di diplomazia o estremo rigore a partire prima di tutto da se stesso ?
Gli ho detto molte volte: "Maestro, ma non poteva dirlo... dopo la sitzung?".
"No Raffaele, la coerenza mi imponeva di dire chiaro, prima, a che cosa saremmo andati incontro".

Ora molti dei "giovani" dell'orchestra erano con Celibidache, ma alla fine prevalse la linea pro-Karajan, molto più mediatore e "seduttore".

A questo bisogna aggiungere che una qualificata rappresentanza dell'orchestra andò da Furtwangler a chiedere chi sarebbe dovuto essere il suo successore e Furtwangler rispose: "con Celibidache farete la musica, con Karajan avrete fama e successo".

L'orchestra scelse... la seconda opzione.

Celibidache ebbe un voto solo, ma qualificato: quello del primo violino!

A latere.
Oltre a questi che sono gli accadimenti di superficie, quelli che si vedono e che per ciò stesso sono i meno importanti, c'era un'altra considerazione.

Karajan era austriaco, comunque di area e cultura tedesche.
Celibidache era rumeno, aveva un nome quasi impronunciabile (Zelibidasc? Celibidasc? Zelidabache? Tchelebidace? ... insomma ogni volta un dilemma), ed era un "outsider", un vero e proprio... "zigoiner" (uno tzigano nel senso stretto di zingaro, girovago, senza patria...) e questo avrebbe creato non poco imbarazzo negli ambienti politici e diplomatici per i quali i Berliner rappresentavano... l'orgoglio germanico da ricostruire, dopo la vergogna della shoa.

Da quell'esperienza Celibidache restò segnato per tutta la vita. Dal 1954 iniziò la sua diaspora e le sue peregrinazioni: Sud America, Italia, Svezia, Inghilterra, Germania ma senza direzione stabile di alcuna orchestra, solo con periodiche e assidue frequentazioni dell'orchestra della radio di Stoccarda.

Poi nel 1979 la svolta: i Munchner Philharmoniker gli offrono la carica di General musik direktor della città e la direzione stabile dell'orchestra.

Doveva nascere il polo alternativo a Karajan e ai Berliner e puntando su un autore: Bruckner.

Dal 1979 fino alla morte (1996) quell'orchestra è diventata la depositaria del testamento spirituale di Celibidache, il suo strumento di affermazione ed esemplificazione di un (del?) modo di rapportarsi al suono per far sì che diventi ...musica.

Per la cronaca si deve ad un direttore italiano, Claudio Abbado, e all'interessamento personale del presidente tedesco, Weizsäcker, se al compimento dei suoi 80 anni (1992) Celibidache, dopo 38 anni è ritornato per un concerto a dirigere i Berliner.

La testimonianza è lì, sotto gli occhi di tutti: video reperibile sul mercato di prove e concerto della 7° di Bruckner.

Stupenda la frase detta dopo una prima lettura: "ragazzi, dall'ultima volta, vi trovo molto peggiorati... Vediamo che possiamo fare per cercare di rimediare."

Beh, bisogna solo guardare e vedere, sentire e ascoltare tutto quello che progressivamente in quelle prove è successo...
Ripeto, è lì, sotto gli occhi di tutti noi.

Tutti noi ?
Non lo so... C'è anche chi pensa che siamo in presenza di un direttore come un altro, particolare sì, ma in fondo uno fra i tanti possibili.

Per buona pace e colloquialità, lasciamolo credere a chi lo vuole credere o non può accettare che non sia altro che questo.

Chi è disposto a svestirsi dell'Ego e ad accettare di "varcare una soglia" troverà invece ben altro...

Spero di essere riuscito a rispondere. Per lo meno ci ho provato.

Raffaele Napoli

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