mercoledì 1 febbraio 2012

dinamiche in orchestra

Ancora un intervento del M° Napoli sulle dinamiche in orchestra:

E' chiaro che da sempre le indicazioni di dinamica sono state relative: un forte di una tromba e quello di un violino (solo) non possono produrre lo stesso risultato.

Altrettanto da sempre, però, il compositore tende ad evitare di mettere dinamiche diverse in partitura, differenziando (come dici tu di Mahler) le dinamiche di uno strumento "debole" da quelle di uno strumento "forte". Il motivo è proprio quello che hai fatto emergere tu con questo post: il fraintendimento tra dinamiche "generali" (il volume sonoro che il compositore chiede all'orchestra in quel determinato punto) e "particolari" (quelle che si richiedono esplicitamente ad un solo strumento, differenziandole dagli altri).

Alcuni compositori (come Honegger, ad esempio) mettevano in partitura anche le nuances générales (le dinamiche generali), scritte più in grande, proprio ad indicare l'effetto totale che desideravano, distribuendo poi le dinamiche particolari ai singoli strumenti... ma questa scrittura è utile solo al direttore, perché,invece di "buttar l'occhio" costantemente in partitura, alla ricerca del minuscolo segno di dinamica in ogni pentagramma, può agevolmente leggerle in carattere maggiore.

E' più produttivo mettere la stessa dinamica a tutti gli strumenti, quando si tratti di dinamiche uniformemente distribuite tra tutti. Insomma, un forte va segnato con f in tutti gli strumenti, indipendentemente dalla loro capacità sonora. Altrimenti si corre il rischio di generare inutili complicazioni ed interpretazioni erronee. Ogni strumentista, poi saprà come adattare il suono del proprio strumento all'effetto globale.

Se invece si desidera un effetto specifico, con uno strumento in evidenza, allora è accettabile la dinamica differenziata (ad es. p agli archi e mp al flauto), anche se scrivere "in evidenza" o "solo" o indicazioni analoghe allo strumento che deve emergere spesso produce lo stesso risultato.

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