martedì 7 marzo 2023

"MUSICA ALLE MEDIE" 6/xx: MUOVERE LE BRACCIA o... "INFIAMMARE CONSAPEVOLEZZA"?

È arrivato. Ecco il post che rappresenta lo spartiacque.

LA FUNZIONE DEL DIRETTORE.
La definizione più entusiasmante sulla attività del direttore d'orchestra che io abbia trovato in 50 anni (ho iniziato a 17 anni e oggi ne ho 67... quindi giusti giusti 50 ) che sono... "inteso alla materia"( il mio essere curioso mi ha portato a conoscere la poetica di moltissimi direttori e molti frequentati e conosciuti anche "dal vivo", personalmente) è quella che ne diede SERGIU CELIBIDACHE ad un intervistatore della radio francese. (La riporto qui allegata a questo mio post).
"Attraverso la mia azione, io infiammo, io rendo incandescente in ciascuno di coloro che lavorano con me, il bisogno di associare; non di associare nella successività, una parte dopo l'altra, se non far sentire e controllare come questa parte nasca dalla precedente, e quando tutti possono fare questo, si cerca di farlo insieme".
Vorrei dire... cercate qualche direttore che abbia questo livello etico di consapevolezza del proprio lavoro e della propria funzione. Quante definizioni vengono date della "funzione" del direttore, quante risposte alla domanda "a che serve". Ecco, diciamo che io ho dedicato la mia vita a cercare di comprendere nel profondo il senso di queste parole e poi ad impegnarmi per arrivare a far sì che una apparente idea come un'altra, ma in realtà un unicum nel panorama di tutti i tempi, si radicasse profondamente in me e io potessi arrivare al punto di poterla esemplificare e far realizzare anche agli altri, a chi fosse disposto a riconoscere in se stesso l'urgenza della stessa necessità etica.
IL GESTO DIRETTORIALE.
Per tanti che si definiscano direttori d'orchestra, altrettante sono le ipotesi sulla funzione del gesto e sulla tecnica direttoriale.
La tecnica che io ho appreso in modo definitivo, è quella di Sergiu Celibidache. Tre elementi sono fondamentali.
- Consapevolezza "vera" e non presunta del PESO DEL BRACCIO
- Padronanza dell'IMPULSO necessario per liberare il peso una volta acquisitane la consapevolezza
- PROPORZIONE, trasmissibile agli altri "oggettivamente", che è la relazione fra la quantità di energia scatenata nell'impulso e la quantità di valori isocroni ( di uguale durata) contenuti nel tragitto che porta il braccio verso l'alto.
Il gesto trasmette articolazioni e questo avviene grazie alla assoluta identità fra la capacità di articolare di un uomo e la capacità di articolare di un altro.
Come faccio a rendere "oggettivo" questo tragitto fra impulso e proporzione? Qui sta la differenza fra Celi e tutti, tutti gli altri.
Lo sai cosa c'è dietro? Un mondo che accomuna tutti gli esseri umani, a patto che si rendano disponibili ad essere generosi gli uni verso gli altri.
Quando hai difronte a te tanti seduti nello stesso posto che cosa li porta a fare quel salto di qualità che li trasforma da "tanti" in un "UNO"? Se il gesto è "personale", cosa che molti ripetono senza cogliere l'arroganza e il narcisismo che questa affermazione porta con sé, l'UNO è assolutamente impossibile da realizzare. L'assieme sarà garantito soltanto per la parte più primitiva, quella ritmica e questo inevitabilmente impedisce alla musica di nascere.
Suoni, uno appresso all'altro e messi in fila soltanto perché chi suona ce li ha scritti davanti e con qualcuno che si fa garante di una pulsazione approssimativa, si arriva ad un "più o meno assieme" che garantisce il "da capo a fondo" del brano.
Io cerco invece di creare un'altra consapevolezza.
Una volta acquisita la padronanza del peso del braccio, ad ogni movimento noi battiamo per "liberare" quel peso. Liberarlo da cosa? Dalla soggettività di colui che lo muove. Ah... e quindi che dovrebbe accadere?
Dopo aver fatto l'impulso il braccio deve essere lasciato libero quindi salirà in base alla quantità di energia che gli è stata impressa, quindi sale in virtù di quella e non perché io continuo a muoverlo.
Beh ma... che differenza fa?
ASSOLUTA.
Sono due mondi paralleli e opposti, uno esclude l'altro.
Se arrivi a scatenare questo processo, nel momento in cui il braccio è finalmente svincolato dalla tua volontà, lo prende in carico... il COSMO, lo hai affidato ad una FORZA UNIVERSALE, quella di GRAVITÀ che essendo comune a tutti gli esseri del pianeta, permette a chi ti sta difronte di poter prevedere esattamente quel che accade e quindi è messo nella condizione di oggettivare anche se stesso accomunandosi lui a te e tu a lui.
Spero di essermi spiegato.
Ecco da cosa nasce, quindi, la mia proposta di corsi di aggiornamento per direttori d'orchestra "delle scuole" e non perché siano diversi dai 12 "per professionisti" che si sono succeduti dal 2008 ad oggi, ma proprio per correggere l'idea che sia diverso il modo di procedere fra "professionisti" e ... didatti. No. La forza di gravità ci accomuna tutti.
Certamente c'è una cosa che si può fare: ignorare tutto questo. Io cerco di fare in modo che questo non avvenga offrendo a chi si renda disponibile, tutta l'esperienza accumulata dopo aver seguito per 10 anni un Maestro animato dalla volontà di dargli il tempo di spiegarmi bene quello che aveva da darmi.
[ Come "bonus" aggiungo anche quest'altra dichiarazione straordinaria di Celi , un invito straordinario a riflettere sul sottile crinale che separa andare per tentativi , a tentoni fondando tutto se sensazioni ed emozioni generiche, momentanee e al contrario muoversi all'interno di una prospettiva che punti alla oggettività. Davvero due mondi che non possono comunicare fra loro]

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